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La Lucania

  Giacomo Di Chirico

Giacomo Di Chirico (Da non confondere con il pittore metafisico Giorgio De Chirico)


 

Giacomo Ernesto Eduardo Di Chirico (Venosa, 27 gennaio 1844 – Napoli, 26 dicembre 1883) è stato un pittore lucano. Nonostante la sua breve carriera fu, assieme a Domenico Morelli e Filippo Palizzi, uno dei più importanti pittori di scuola napoletana dell'ottocento. Fu appassionato di soggetti e scene attinenti la storia e il costume della Lucania.

Nacque a Venosa in una famiglia povera, da Luigi (falegname) e Caterina Savino. Le condizioni familiari peggiorarono con la morte del padre, avvenuta nel 1847, quando Giacomo aveva appena 3 anni. Durante la sua formazione scolastica, frequentò un istituto privato del prete Giuseppe Gianturco, fratello del politico Emanuele, rivolto ai ragazzi appartenenti al ceto meno abbiente. Per sostenere economicamente la famiglia, iniziò a lavorare in una bottega come barbiere. Frattanto si appassionò all'arte, sotto l'influenza del fratello scultore Nicola (Venosa, 23 febbr. 1824) che fu il suo primo maestro, era di 20 anni più grande di lui.

Iniziò a creare piccoli ritratti, mostrandoli ai suoi concittadini che espressero ammirazione per i suoi lavori. Di Chirico si sentì incentivato da tale interesse e decise di intraprendere la professione di pittore. Ottenuto dal comune di Venosa un sussidio mensile, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Napoli, con la clausola che gli sarà garantito tale contributo qualora egli avesse dimostrato ottimi risultati negli studi. Nel 1865 cominciò a frequentare lo studio di Tommaso De Vivo e le lezioni di Francesco De Sanctis. Tra il 1868 e il 1871, visse a Roma, dove allargò la sua formazione artistica, per poi tornare a Napoli ed aprire uno studio d'arte, stringendo rapporti di amicizia con Domenico Morelli e Filippo Palizzi ed ebbe inoltre, come allievi, pittori del calibro di Antonio Ferrigno e Pietro Scoppetta.

La sua prima opera raffigurava "Mario Pagano che legge la sentenza di morte in carcere". Il successo lo ottenne grazie al dipinto "Buoso da Duera", soggetto tratto dall'inferno dantesco (ora a Napoli, Museo naz. di Capodimonte). Al Comune di Venosa donò il quadro di "Quinto Orazio Flacco" che, purtroppo, negli anni '90 fu sottratto dalla pinacoteca comunale di Palazzo Calvini. Dal 1873 iniziò ad elaborare opere ritraenti il folklore della sua terra. "La Domenica delle Palme", uno dei suoi dipinti più rappresentativi, gli valse la medaglia d'argento all'esposizione tenuta a Ferrara nel 1874 in occasione del IV centenario della nascita dell'Ariosto.

Alla mostra di Torino del 1875 espose "Il sindaco del villaggio", "Il laureato", "Viatico", "I nomadi"; alla Promotrice di Genova del 1876 espose "I contadini abruzzesi" Il dipinto "Sposalizio in Basilicata" ebbe un grande successo, tanto da essere esposto anche all'estero: Parigi nel 1877, Vienna nel 1879 e Monaco nel 1882. Il quadro fu acquistato nel 1876 dal mercante francese Adolphe Goupil (ammiratore del pittore lucano), che fece esporre altre opere dell'artista presso la mostra Goupil & Cie di Parigi. Goupil acquistò molti suoi quadri per poi rivenderli in Francia.

Nel 1878 si sposò con Emilia D’Amato a Maiori, da cui ebbe una figlia, Maria. Durante la sua carriera nel 1877, ottenne altri riconoscimenti: un premio d'onore dal giurì della mostra napoletana, due medaglie d'oro dal municipio di Venosa e dalla Provincia di Basilicata e la croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia dal re Vittorio Emanuele II. Tra il 1877 e il 1878, Di Chirico fu tra i professori onorari del Reale Istituto di Belle Arti di Napoli.

Appassionato di soggetti di genere attinti alla storia dei costumi lucani, Di Chirico trattò temi pittoreschi con lo scrupolo filologico del pittore di storia. Si ricordano, oltre a "Una balia", esposta nel 1881 a Milano, altre opere del Di Chirico di ubicazione ignota: "La prima uscita della sposa", "Sequestro", "Chi va e chi viene", "L'Angelus della sera", "Passa il Santissimo", "La figlia del colono", "Mamma mia dammi la mano".

Più limitata è la produzione di ritratti, fra cui ricordiamo quello del "Commissario A. Sacco", direttore di Casa Reale, il "Ritratto del duca d'Aosta con la famiglia", commissionatogli dal duca dopo l'acquisto del dipinto "Il primo figlio" all'Esposizione nazionale di Torino del 1880 e i ritratti di "Lutio Maranta" (Comune di Venosa) e quello del pittore "G. Capone" (coll. priv., Napoli), esposti alla "Mostra dei tre secoli" (1938). Si conoscono inoltre altre opere con soggetto di genere conservate in collezioni private: "Uscita dalla chiesa", "Pastorelle d'Abruzzo" e "Pastorelli d'Abruzzo", "Processione d'inverno", "Omaggio dei fiori" del 1878. Sono invece di proprietà della Galleria Nazionale d' Arte moderna di Roma, per acquisto fatto nel 1897, i due olii su tavola "Un vecchio mendicante" e "La lezione" in deposito presso l' Accademia di Belle Arti di Ravenna dal 1919. Sono infine conservati negli uffici del Comune di Venosa le seguenti opere: "La Sibilla Cumana", "Nudo", "Il pifferaio", "Doge veneziano" e il ritratto di "F. Frusci".

La sua attività in ascesa subì una repentina battuta di arresto, Giacomo Di Chirico si ammalò e percorse un periodo di grandi sofferenze. Di Chirico iniziò a manifestare segni di squilibrio mentale e nel 1882 fu rinchiuso nel Manicomio Provinciale “Leonardo Bianchi”. Dopo un susseguirsi di rientri e dimissioni, Di Chirico morì a Napoli il 17 dicembre del 1883, a soli 39 anni, nel manicomio Fleurent a Capodichino.