Gita in Lucania
Lucania
Popolazione:
610.330
Numero Province: 2
Numero Comuni: 131
Matera (ab.
56.387 )
- sigla provincia: MT
- popolazione: 207.311
- numero comuni: 31
Potenza (ab. 69.695 )
-
sigla provincia: PZ
- popolazione: 403.019
- numero comuni: 100
GITA IN LUCANIA
Dal verde degli alberi
da frutto e dei boschi di latifoglie, al giallo del grano, al bruno
della terra arata in autunno, questa terra di Lucania si propone
idealmente per i pittori di paesaggio che hanno animato le vie del Sud.
L'itinerario può iniziare da Montescaglioso, situato su un colle, che
si erge sulla valle del Bradano. Molto interessante è il Museo
Etnografico, situato all'interno del convento di San Francesco, della
fine del XVI secolo, in cui si conservano testimonianze della vita
contadina. Risalendo la valle del Brandano si incontra il Parco delle
chiese rupestri del Materano dove si concentra il maggior numero di
chiese, ricavate da grotte e risalente all'VIII-IX secolo, quando
dall'Oriente bizantino arrivò un flusso di monaci che sfuggivano alle
persecuzioni dell'iconoclastia. È poi la volta di Miglionico, famoso
per il suo castello che troneggia su una rupe con la sua mole compatta.
Superando Grottole e Grassano, piccoli borghi di impronta medievale, si
arriva a Tricarico. L'itinerario attraversa quasi l'intero territorio
di Matera con i Sassi, universalmente riconosciuti tra i luoghi più
suggestivi d'Europa.
Altro itinerario consigliato è quello che parte da Rotondella, il cui
nucleo storico appare su un colle tondeggiante e che, per la splendida
vista sul mare e su molti comuni della provincia di Taranto, Matera e
Cosenza, è detta balcone dello Ionio.
A Policoro la storia si perde nella notte dei tempi. Dopo essere stato
per secoli un borgo rurale in una terra infestata dalla malaria, oggi,
è uno dei più dinamici comprensori agricoli della Basilicata.
Sorge sul sito che fu di Heraclea che a sua volta venne fondata sulla
più antica colonia greca di Siris. Grande attrazione della città è il
Museo Nazionale della Siritide in cui rivive la vita delle colonie
greche, la loro penetrazione lungo le vallate fluviali e la graduale
ellenizzazione delle culture indigene dell'entroterra.
Risalendo la costa si raggiunge Pisticci per concludersi poi in una
delle aree archeologiche più note: il complesso degli scavi di
Metaponto, con le sue strade, edifici, costruzioni carichi di storia.
Bello il tempio di Hera con 15 colonne doriche che al tramonto creano
una straordinara atmosfera. Chiamato anche Tavole Palatine è il
principale luogo di culto del santuario e l'unico ancora in piedi fra i
ruderi d'intorno.
È la terza volta che vengo a Metaponto, ma il complesso mi appare tutto
rinnovato nella conoscenza, proprio per gli scavi bellissimi. (..) così
densi della storia della città, scriveva Francois Lenormant nella metà
dell'Ottocento.
Basilicata Le origini del nome:
Prima di essere conquistata dai
Romani, questa Regione si chiamava Lucania. Successivamente con limperatore
Augusto che la unì con Bruttium, lattuale Calabria, cominciò a chiamarsi
Basilicata, che deriva dal greco basilikos (governatore e principe). Più tardi
con la conquista dei Normanni gli rimase il nome e i confini attuali rimasero
gli stessi. Nel periodo che va dal 1932 al 1947 la Regione si richiamò
ufficialmente Lucania. Oggi il nome è ritornato Basilicata, ma gli abitanti si
chiamano Lucani.
Basilicata Popolazione:
La Basilicata è una delle
regioni meno popolate dItalia in quanto il suo territorio montuoso non
facilita linsediamento delluomo. Il territorio secco e improduttivo ne ha
favorito labbandono e lisolamento della Regione. Intensa è lemigrazione e si
dice che ci sono più Lucani nel Mondo che nella propria patria.
Basilicata Rilievi - Valichi -
Coste - Isole:
ridosso della Campania, troviamo
la fascia montuosa dellAppennino Campano, mentre nella parte orientale
troviamo la zona collinare che scende man mano che si arriva al mare. Le cime
maggiori sono: il Volturino, il Volture, il Monte Sirino, il Monte Pollino nel
confine con la Calabria. La larghezza della pianura della Basilicata si aggira
attorno a i 20-30 km dalla costa, ed è meno della decima parte del territorio.
E attraversata dal corso inferiore di alcuni fiumi. Tempo fa larea
pianeggiante era paludosa e malsana, adesso è stata quasi completamente
bonificata. Le coste sono lungo il Mar Ionio, basse e uniformi, i tratti
sabbiosi si alternano a foci di fiumi, a zone acquitrinose e a paludi. Il
versante costiero occidentale, al contrario, è alto e spesso si presenta con
profondi dirupi.
Basilicata Paesaggio:
Gran parte del territorio è
montuoso e collinoso, scavato da spaziose e sinuose vallate fino a scendere
nella breve fascia di pianura costiera. La zona montuosa si presenta arida e
priva di vegetazione. Nelle zone di campagna sono poco le case isolate. Gli
agglomerati urbani sono costruiti molto distanti luno dallaltro, spesso sopra
alle grandi colline. Anche se la Regione è bagnata da due mari, non esistono
porti molto grandi, come del resto neanche grossi centri urbani.
Basilicata Fiumi - Laghi:
I fiumi sono tutti a carattere
torrentizio. I principali scendono dallAppennino nella pianura ionica. Questi
sono il Bradano, il Basento, lAgri e il Sinni. In alcune zone si trovano le
gravine, zone nelle quali le acque scavano profondi crepacci spioventi. Ci sono
alcuni laghi di tipo vulcanico che sono quelli di Monticchio e i bacini
artificiali costruiti per poter regolare la acque dei fiumi, usate
nellirrigazione e nella produzione di energia elettrica. I bacini più
importanti sono quello di Bradano, sullAgri e sul Pertusillo.
Basilicata Clima:
Il clima è tipicamente
continentale, anche se la Regione è bagnata nei due versanti, dal mare; inoltre
è battuta dalle caldi correnti meridionali che prosciugano la poca umidità
esistente.
Basilicata Agricoltura -
Allevamento - Pesca:
Lagricoltura è la principale
fonte economica, ma produce redditi bassi. Le colture principali sono i
cereali, le barbabietole da zucchero, lulivo, la vite, gli agrumi e il tabacco.
Notevole è la produzione di pomodori, mandorle, fragole, noci e fichi.
Lallevamento è costituito nella maggior parte dalla pastorizia ovina e
caprina, delle quali si produce una considerevole quantità di lana e formaggio.
Abbastanza numerosi sono i suini, mentre più scarsi sono i bovini.
Basilicata Industria - Turismo:
Lindustria regionale è molto
scarsa. Ci sono impianti per la limitata lavorazione ai prodotti locali,
agricoli e dellallevamento. Negli ultimi tempi si stanno sviluppando gli
impianti petrolchimici, dopo il ritrovamento di alcuni giacimenti di metano nel
territorio e quelli di materie plastiche. Numerose sono le attività artigianali
come quelle della ceramicha e degli utensili del legno. Il turismo non è
unattività economica vantaggiosa. Tra le località turistiche ricordiamo: i
Laghi di Monticchio situati in crateri di vulcani spenti nel Monte Vulture, le
spiagge di Maratea e di Metaponto e Policoro con i suoi ruderi antichi.
Basilicata Comunicazioni:
La Regione possiede tre linee ferroviarie:
due passano vicino alla costa, mentre una attraversa la parte interna
collegando Taranto-Metaponto-Potenza-Napoli. Il capoluogo di Matera è lunico
in Italia dove non passi una linea ferroviaria. Lunica autostrada che sfiora
il territorio è quella del Sole. Alcune strade costruite negli ultimi anni,
collegano una parte delle maggiori zone abitate, rompendo lisolamento.
La Basilicata, è una regione
dell'Italia peninsulare incassata fra la Puglia a N-NE, la Campania a W, la
Calabria a S, con una superficie di 9992 kmq. ed una popolazione di 617.000
abitanti, compresi fra i 131 Comuni delle Province di Potenza, il capoluogo, e
di Matera, è attraversata da nord a sud dall'Appennino Lucano, le cui montagne,
eccezione fatta per il Massiccio del Pollino, al confine con la Calabria, e per
il Sirino, a SW, non superano i duemila metri. I fiumi più importanti, ovvero
il Sinni, l'Agri, il Basento e il Bradano, nascono dall'Appennino e sfociano
nello Ionio, caratterizzando gran parte dell'aspetto orografico e climatico della
regione. Monti dove una intricata vegetazione conferisce al paesaggio un
aspetto di fiaba, caratteristica della zona del Vulture, si alternano ad altri
meno boscosi e dove l'azione erosiva del vento e dell'acqua ha caratterizzato
le sembianti delle Dolomiti lucane à singolare, tra Pietrapertosa e
Castelmezzano, lo scenario che si presenta alla vista del turista: pinnacoli
ergentisi al cielo quasi come mostri preistorici e alla base di essi vecchie
dimore scavate nella roccia a difesa delle incursioni barbariche. Se sotto
l'aspetto paesaggistico o naturalistico l'Appennino Lucano ha contribuito a
rendere la regione più suggestiva ed ecologicamente più intatta, ha tuttavia
ostacolato per anni il suo accesso alle vie di comunicazione del grande traffico
autostradale. La Basilicata non è però solo costituita da montagne. Anzi, quasi
a dispetto di quanti possano immaginarla in questo modo, è lambita da due mari.
A ovest, insinuandosi fra Campania e Calabria, è bagnata dal Tirreno, sulle cui
coste ripide e scogliose si affaccia, con la semplicità e la incontaminata
purezza della regione a cui appartiene, quella perla del turismo balneare che è
Maratea. A sud è bagnata dallo Ionio, dove si adagia una fascia costiera di
circa quaranta chilometri con spiagge dalla sabbia finissima costellate di
attrezzature alberghiere ed extralberghiere in continuo sviluppo: Lido di
Metaponto, di Scanzano, di Policoro, di Nova Siri. Alle loro spalle, nella
Piana di Metaponto, si trovano gli imponenti resti di quanto la civiltà greca
creò nella sua espansione colonizzatrice in terra italica fra l'VIII e il V
secolo a.C..
Superficie: 9.992 Km²
Abitanti: 605.000
Densità: 61 ab/Km²
Capoluogo: Potenza (69.700 ab.)
Capoluoghi di provincia: Matera 57.300 ab.
Altri comuni: Pisticci 17.900 ab., Melfi 16.700 ab., Policoro 15.300 ab.,
Lauria 13.900 ab., Lavello 13.700 ab., Rionero in Vulture 13.400 ab., Bernalda
12.300 ab., Venosa 12.200 ab., Avigliano 12.000 ab.
Monti principali: Monte Pollino 2267 m, Monte Sirino 2005 m
Fiumi principali: Basento 149 Km, Agri 136 Km, Bradano 116 Km, Sinni 101 Km
Laghi principali: Lago di S. Giuliano (artificiale) 10 Km², Lago di Monte
Cotugno (artificiale), Lago di Pietra del Pertusillo (artificiale), Laghi di
Monticchio (Grande 0,38 km², Piccolo 0,16 Km²)
Al di là dell'aspetto
archelogico, la Lucania ha origine con i Lyki, popolazione proveniente
dall'Anatolia, mentre a partire dall'VIII secolo sulle coste s'insediano i
Greci. Comunque la Lucania di allora avava confini diversi da oggi: infatti si
estendeva tra i fiumi Lao (Calabria) e Sele (Campania) sul Tirreno e tra i
fiumi Crati (Calabria) e Bradano (Lucania) sullo IOnio.
Intanto tribù osco-sabelliche scendono dall'interno per combattere il
predominio greco che, non dimentichiamolo, arriva sino a Poseidonia-Paestum,
loro capitale. Distruggono tutto, tranne Elea-Velia. Dopo l'avvento di Roma, i
Lucani si alleano con Pirro ma poi seguono le vicende romane, quindi anche la
caduta dell'Impero e l'arrivo dei barbari. I Longobardi, nel secolo VI,
conquistano la regione dopo aver combattuto Bizantini e Saraceni, includendola
poi nel principato di Salerno, con l'esclusione di Melfi, Venosa, Forenza,
Genzano, Montepeloso (Irsina) che si uniscono alla Puglia: questa invasione
contribuisce a diversificare, per tradizioni e carattere, le popolazioni.
Nell'XI secolo i Normanni fanno di Melfi il centro della corte sino al 1186
quando la normanna Costanza d'Altavilla sposa Enrico VI di Svevia, a cui
succede Federico II che da Melfi, nel 1231, emana le "Costitutiones".
Nel 1250 muore Federico e dopo una breve parentesi va sul trono Carlo d'Angiò:
la Basilicata diventa terreno di aspre lotte tra gli Angiò e i fedeli agli Svevi.
La famiglia più importante e con i più grandi territori di proprietà è quella
dei Sanseverino. Subentrano i Durazzo e gli Aragonesi: nel castello di
Miglionico, battezzato dal popolo del Malconsiglio, si ha, nel 1481, la famosa
"Congiura dei Baroni" contro Ferdinando I (Ferrante) per ridare la
corona agli Angiò. Tutti i baroni vengono uccisi, tranne il Sanseverino che,
rifugiatosi in Francia, sollecita l'arrivo di Carlo VIII. Arriva nel 1495 ma
presto cominciano i problemi con gli Spagnoli che conserveranno il regno dal
1500 fino al 1707. Nel 1663 la Basilicata diviene una vera provincia del Regno,
capoluogo viene nominata Matera, sede di Regia Udienza, città già parte della
terra d'Otranto. Nel 1734 Carlo III di Borbone sale sul trono di Napoli. La sua
dinastia rimarrà fino al 1860 salvo il periodo Napoleonico. Nel 1806 Giuseppe
Bonaparte Re di Napoli e fratello di Napoleone trasferisce la sede del
capoluogo a Potenza. Viva è la partecipazione di molti lucani al processo
risorgimentale. Nel periodo della carboneria la Basilicata ha molte
"vendite" ed una brigata di Lucani affianca Garibaldi nella decisiva
battaglia del Volturno (1860).
Negli anni postunitari imperversa il brigantaggio, oggetto di inchieste
parlamentari.
Nel 1902 il Capo di Governo Giuseppe Zanardelli compie una lunga visita nella
regione. nel 1905 viene emanata la legge speciale della Basilicata in vigore
fino a pochi anni fa allo scopo di migliorare la vita economica e sociale con
interventi pubblici.
Nel 1927 Matera diventa la seconda provincia della Basilicata.
Nel settembre del 1943 la Regione viene "liberata" dalle forze
alleate provenienti dalla Calabria. Particolarmente significativi gli episodi
di Matera e Rionero per concorso spontaneo di popolo.
Giancarlo Tramontano Conte di Matera
Lanno 1495 segna per Matera
linizio di un periodo oscuro e triste a causa delle vicende che la vedranno
sottomessa per la prima volta alla servitù feudale.
Proprio in quel periodo, la
figura di Giancarlo Tramontano, originario di SantAnastasia, vicino Napoli,
umile popolano sostenitore degli aragonesi, emerge fra tumulti e tensioni per
il dominio sulla città partenopea, tra i francesi di Carlo VIII e gli spagnoli,
a seguito della morte di Ferdinando I d'Aragona, avvenuta nel 1494.
I debiti, la crisi e la sommossa popolare
Nonostante avesse una carica
importante quale Mastro della Regia Zecca, ritornò a Matera colmo di debiti
pretendendo dall'aristocrazia locale, sempre più offesa e derisa, altre gabelle
e tasse per colmare le casse vuote. La sua triste fine era, ormai, imminente
Il 28 dicembre del 1514 chiese
al popolo 24 mila ducati per sanare un debito con il suo creditore catalano
Paolo Tolosa.
Esasperati dai continui soprusi,
alcuni popolani e nobili, riunitisi nel Sasso Barisano nei pressi della
Parrocchia rupestre di San Giovanni Vecchio, nascosti dietro un masso, u
pizzone du mmal consighj - il masso del mal consiglio -, che fungeva da
testimone, organizzarono luccisione del Conte.
Lagguato si sarebbe svolto
lindomani in Duomo, poiché la chiesa era lunico posto dove il Conte era
costretto, dalle usanze del tempo, a disarmarsi.
La guarnigione armata lo avrebbe
atteso allesterno co 818h76i me sempre. Daltronde le sue guardie, mercenarie, si
potevano corrompere facilmente. E così fu
Lassassinio del Conte
...La sera del 29 dicembre 1514,
infatti, in occasione della messa del vespro, il Tramontano fu affrontato dai
congiurati, si difese strenuamente ma dopo aver cercato invano la fuga, fu
ucciso in una via laterale del Duomo, lodierna Via Riscatto.
Si ha certezza di questa tragica
data grazie ad unincisione presente sulla base di una colonnina della chiesa
di San Giovanni Battista che recita: DIE 29 DEC
INTERFECTUS EST COMES.
Si racconta che fu denudato e
colpito ripetutamente con le pesanti alabarde sottratte ai suoi uomini, prima
di essere abbandonato, a brandelli, in una pozza di sangue.
Le campane suonate a martello
annunciarono la morte del tiranno ed il popolo, ormai in tumulto, invase le
strade ed i vicoli, correndo e gridando.
Ci furono tentativi di incendio
ai documenti della pubblica magistratura e, dopo una violenta irruzione nel suo
palazzo, fu arrestata sua moglie e saccheggiata ogni cosa.
Il buon senso di alcuni
cittadini prevalse e la Contessa fu salvata da altri orrendi atti.
Non furono mai trovati i
colpevoli, né assassini e né mandanti, e gli unici nomi che compaiono fra gli
indiziati sono Tassiello di Cataldo e Cola di Salvagio, e la leggenda popolare
vuole che a compiere il delitto sia stato uno schiavone, ossia un serbo-croato.
Lastuzia, lambizione e lascesa
Intelligente, astuto e valente
spadaccino, era stato il primo cittadino eletto dal popolo a sedere con
nobili e clero nel parlamento di Napoli, dove ottenne anche la nomina a Mastro
della Regia Zecca.
Per una serie di servizi resi al
Re, pretese la Contea di Matera, città che era sempre stata demaniale, che
dipendeva, cioè, direttamente dalla Corona. Il Sovrano ne subordinò la
concessione ad un manifestato consenso dei materani, che ovviamente glielo negarono.
L'obiettivo del Conte fu ugualmente raggiunto con la complicità di alcuni
nobili e popolani materani abilmente raggirati con false promesse di esenzioni
e privilegi.
I materani sottoscrissero,
illusi, la loro servitù feudale. Così il primo ottobre 1497 il Re Ferdinando
II, detto Ferrandino, figlio di Alfonso II e succeduto a Ferdinando I,
procedette all'investitura del Tramontano riconoscendogli l'ambita Contea.
Negli anni successivi troviamo
tracce del nostro irrequieto personaggio in numerose contrade del Regno,
impegnato in scontri con i francesi. Fu fatto anche prigioniero e privato della
sua Contea. Riuscì a liberarsi, e cercò in modi bizzarri di riottenere la
Contea di Matera.
Infatti il primo novembre 1506
si recò a Napoli in occasione del corteo reale del Re cattolico Ferdinando e
della Regina Germana De Foix, ed usò un abile stratagemma per impressionare il
Re. In strade adiacenti a quelle del corteo costruì maestosi archi di trionfo
in legno, dai quali fece gettare monete ed altri oggetti di valore.
La folla accorsa per il corteo
si radunò quindi tutta sotto questi archi, ed il Corteo Reale fu costretto a
deviare il percorso dirigendosi verso i suddetti archi di trionfo. Qui Gian
Carlo Tramontano e la sua consorte, Elisabetta Restigliano, fecero dono alla
Regina di una costosissima collana di 25 perle, con lo scopo di accattivarsi la
benevolenza dei regnanti e riottenere la Contea di Matera.
Il Re non si fece impressionare
da questi meschini esibizionismi e assicurò alla Contea la sua demanialità, ma,
allontanatosi il Sovrano, il nostro ambizioso capo-popolo raggiunse il suo
scopo convincendo il Viceré che lo riconfermò Conte di Matera.
Lindulto
Il delitto fu considerato, per
quel che era, un reato politico, ed un attentato alla corona, rappresentata sul
territorio dal Conte.
Per punire i colpevoli fu
inviato dal Re il Commissario Giovanni Villani, che fece impiccare quattro
materani innocenti, inquisì altri cittadini che riuscirono a riscattarsi
pagando 2 mila ducati ed accusò lAmministrazione della Città per aver
incoraggiato la sommossa e per non aver punito i colpevoli.
A conclusione della vicenda,
considerato che per lUniversità (il municipio) non fu possibile controllare la
situazione, né domare listinto violento ed incontrollabile del popolo, né
rintracciare i colpevoli fra la folla inferocita, fu imposto dallerario
unammenda di diecimila ducati, davvero tanti considerando che la citata
collana di 25 perle ne costava circa 700.
Su solenne richiesta dellallora
sindaco di Matera Berlingerio de Zaffaris, il 22 giugno del 1515, il notaio
Franciscum Groia di Matera fu ricevuto a Napoli dal Re Ferdinando dAragona che
concesse, finalmente, un generale indulto.
La leggenda
Le vicende conosciute a Matera
durante linchiesta, stimolarono la fantasia del commissario regio Giovanni
Villani che scrisse una commedia prendendo spunto dallepisodio, intitolata il
Conte di Matera, divenuta qualche secolo più tardi, nel 1955, un film con
Virna Lisi.
E in questa commedia che
ritroviamo quasi tutti gli elementi della leggenda popolare privi però di ogni
fondamento storico, come le tasse ed i soprusi romanzati ed ingigantiti e come
lo ius primae noctis, che avrebbe dato al Conte il diritto su tutte le donne
nella loro prima
Lironia del destino
Il luogo dove fu trucidato, il
vicolo a sinistra del Duomo, ha preso il nome di Via Riscatto a ricordare la
vittoria del popolo e la caduta del tiranno.
E se a Matera si ricorda con una
via la sua uccisione, curiosamente, a Napoli la commissione toponomastica del
Comune ha intitolato una strada a Gian Carlo Tramontano, molto centrale, vicino
a Via Duomo, Via Seggio del Popolo e Piazza Nicola Amore, per ricordare la sua
elezione democratica, la prima nella storia di Napoli, per rappresentare il popolo
nel parlamento partenopeo.
Il motto inserito nello stemma
della città di Matera recita: BOS LASSUS FIRMIUS FIGIT PEDEM, (il bue stanco
segna più fermamente il passo) e sta a significare che il popolo, quando è
stanco di soprusi e tirannie, combatte con determinazione e fermezza per
riconquistare la libertà perduta...
DIALETTO
Il territorio linguistico lucano
si spande a cavallo delle regioni confinanti con la Basilicata, poiché molte
colonie romane fondate in Lucania appartengono ora ad altre regioni
amministrative.
Anche per il lucano si hanno quindi i caratteri distintivi tipici delle altre
lingue centro-meridionali, con alcune particolarità.
nella zona intorno a Potenza si
trova una particolare forma di cambio vocalico (metafonia) per cui
"porco" diviene "porchë", al singolare, e
"puorc'", al plurale. Analogamente la vocale "e" cambia
solo in parole con la finale in "i", così "freddi" e
"morti" divengono "friddi" e "muorti".
- si ha una forma di lenizione (cambio consonantico) particolare che porta al
cambio del suono "c"; come in "fuoco", "nevica" e
"stomaco", che diventano "fuogu", "nevega" e
"stòmugu"; o ad una sua caduta; come per "lardia" al posto
di "ortica", "modia" per mollica", "mia" per
"mica".
- un altro cambio consonantico consiste nel passaggio della "p" in
"v", così "sapere" diviene "savé",
"rapa" "rava", "capo" "cavu".
Queste particolarità, che in alcune zone si attenuano, sono affiancate da
fenomeni passeggeri e localizzati, come il passaggio della "t" in
"d" e della "d" in "r". Così "catena" a
Potenza diviene "carena", passando attraverso "cadena";
"seta" diviene "sera" attraverso "seda"; e a
Picerno "rete" è diventato "rede" e poi "rera".
Dividendo queste particolarità è possibile individuare tre aree linguistiche
interne alla Basilicata: una settentrionale, detta "apula", una
orientale appenninica ed una occidentale, calabro-sicula.
Il lucano, contrariamente ad altri dialetti meridionali, è invece ricco di
vocaboli unici. Alcuni condivisi con Campania e Puglia come
"strummëlë" per "trottola", "strettëlë" per
"vicolo", "lippë" per "borraccina"; e altri
prettamente locali, come "zoca" per "fune",
"rocchia" per "gregge di pecore"; "frecula" per
"briciola" e "straccione" per "piolo".
Nel vocabolario lucano è possibile anche rinvenire termini di origine latina,
come "consobrino", per cugino, "britichë" per patrigno
(lat. vitricus), "pastënë" per vigna nuova (lat. pastinum). O di
origine greca, come "burrachië" per ranocchio (gr. batracos),
"ciss" per edera (gr. kissos).
BASILICATA DA SCOPRIRE
Un tesoro naturalistico
La Basilicata è una "piccola" terra - tra le meno
densamente popolate dItalia - e vanta una storia antica, a tratti gloriosa,
con bellezze naturali e architettoniche che le conferiscono un particolare
fascino. Sfoggia un paesaggio suggestivo e mutevole, in cui alte vette montuose
si stemperano in dolci pianure scivolando verso due mari: lo Jonio e il
Tirreno. Bellissima, e tuttavia ancora poco esplorata, è la zona dei Laghi di
Monticchio. Il lago Grande e il lago Piccolo, questi i loro nomi, occupano i
due crateri, ormai spenti, del Monte Vulture e sono circondati da una fitta vegetazione.
Non lontano dalla zona dei Laghi, Riserva Naturale già dal 1971, si trova
Monticchio Bagni nota in tutta Italia per le sorgenti di acque minerali.
La maggior parte del territorio della Basilicata è montuosa,
in un alternarsi di zone nude e argillose e placide distese arboree; dorsali
assolate, solcate da piccoli canyon e silenziosi boschi di faggi.
Un tesoro naturalistico, è il Parco Regionale di
Gallipoli-Cognato. Questarea comprende, in parte, comuni della provincia di
Matera (Accettura, Calciano e Oliveto Lucano) e in parte di Potenza con le
Piccole Dolomiti Lucane (Castelmezzano e Pietrapertosa). Il Parco è
caratterizzato da una notevole variabilità altimetrica, si passa, infatti, dai
200 m fino ai 1.319 m del Monte Impiso, offrendo uno spettacolo di vegetazione
estremamente variegato, costituito da alberi, arbusti e fiori di rara bellezza.
Essendo il Parco un ecosistema dalle notevoli risorse, ospita numerose specie
di mammiferi, volatili, rettili e insetti. Inoltre, sulla sommità del Monte Croccia
si possono visitare i resti di un insediamento fortificato edificato nel IV
secolo a.C.
Alcune zone sono ancora del tutto vergini dal punto di vista
naturale. È il caso del Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1990, che si
estende per oltre 200.000 ettari al confine con la Calabria, e culmina con la
vetta più alta dellAppennino meridionale, la Serra di Dolcedorme (2.267 m).
Qui trovano rifugio gli ultimi esemplari di pino loricato, che raggiungono
persino i 900 anni di età. Ma ciò che rende unico il Parco Nazionale del
Pollino nella sua selvatica imponenza, oltre le valenze storiche,
antropologiche e archeologiche, è la mutevolezza del paesaggio naturale. È
raro, infatti, poter ammirare, in un solo luogo, rocce dolomitiche, bastioni
calcarei, pareti di faglia di origine tettonica, grotte carsiche, timpe di
origine vulcanica, gole profondissime spesso solcate da fiumi, accumuli
morenici, circhi glaciali. E poi: pianori, prati e pascoli dalta quota.
CIELO E TERRA
Dall'architettura religiosa a quella civile:
chiese e castelli
Il passaggio della storia ha disseminato la Basilicata di
architetture multiformi, diverse per epoca e finalità originarie.
Dellavvicendarsi delle varie dominazioni, restano innanzi tutto moltissimi
castelli, taluni quasi intatti. La regione offre poi magnifici esempi di
architettura religiosa, di ogni epoca. Alcuni, quasi "primitivi":
come gli antichissimi templi pagani o come le tante chiese rupestri, edificate
da popolazioni di origine bizantina, in fuga dai loro paesi di origine, per
sottrarsi alle persecuzioni degli infedeli Saraceni. Altri di epoca
normanno-sveva, come i numerosi monasteri benedettini.
Assai ben conservato è il celebre Castello di Melfi,
edificato dai Normanni e poi ampliato da Svevi e Angioini, ove nel 1231
Federico II emanò le Costituzioni Imperiali. Il Castello, dal XVI secolo in poi
divenne dimora della famiglia Doria fino alla riforma agraria e fu sede anche
di vari Concili. Oggi vi ha sede il Museo Nazionale del Melfese.
TERRA DEI DUE MARI
Maratea e Metaponto
due sbocchi sul Mediterraneo
Maratea, perla del mediterraneo, si affaccia sul Golfo di
Policastro.
Di origini antichissime, nota anche come città delle 44
chiese è incastonata in un crinale del Monte San Biagio, su cui svetta la
ciclopica, candida statua del Redentore.
I fondali marini, profondi e incontaminati, elargiscono
preziosi ritrovamenti e sono molto apprezzati dai subacquei.
La costa ionica, invece, bassa e con ampie spiagge di sabbia
finissima, ha favorito la fondazione di colonie della Magna Grecia: nel
Metapontino vi sono infatti, oltre agli splendidi arenili e al mare limpido,
affascinanti aree archeologiche.
IMPRONTE DEL TEMPO
Fascino delle civiltà antiche
La Basilicata è gelosa custode di tesori antichi, che le conferiscono un
fascino particolare ed un carisma inconsueto. Ancora oggi conserva inviolati
numerosi reperti archeologici e tracce di passate civiltà.
Agli albori del VII secolo a.C.
approdarono sulla costa Jonica del Mediterraneo i coloni greci che fondarono
Siri e Metaponto, portando cultura e modelli di vita avanzati. Metaponto,
fiorente e quasi leggendaria città della Magna Grecia, circondata da una
pianura, un tempo malsana, è oggi ricca di colture irrigue e ambita meta
turistica. Nella fetta di territorio incassata tra i fiumi Bradano e Basento,
si scoprono suggestive testimonianze archeologiche tra cui le "Tavole
Palatine". Delle 32 colonne del tempio dorico del VI secolo a.C. (dedicato
ad Hera), soltanto quindici sono sopravvissute e, insieme al parco archeologico
che le circonda, costituiscono unulteriore riprova dell'estremo fascino della
regione.
GRANCIA
Il grande Cinespettacolo
"La storia bandita"
Allinterno del parco della Grancia, nel cuore della Basilicata,
da luglio a settembre, tutti i sabati e le domeniche, va in scena il grande
Cinespettacolo La storia bandita.
Si tratta dellavventura del popolo lucano, raccontata in
uno straordinario scenario naturale, tra le minacciose pareti montuose del
parco e lombra del Castello di Brindisi di Montagna.
La storia bandita, interpretata da 450 comparse, cavalieri,
danzatori, narra le gesta dei lucani per la libertà nelle insorgenze del 1799 e
del 1861. Tra le voci dei narratori ritroviamo quelle di Michele Placido e Lina
Sastri.
Numerosi sono gli effetti speciali utilizzati per rendere
più avvincente e realistico lo spettacolo: 12 sorgenti di suono distribuite
sullintera scena, fuochi, schermo dacqua per filmati ed immagini proiettate
sulle rocce.
LUCANIA O BASILICATA
Doppia denominazione
Prima di essere conquistata dai Romani si chiamava Lucania.
Le ipotesi sulla scelta di questa denominazione sono
diverse: da luc forse perché terra raggiunta da un popolo guerriero che seguiva
la luce del sole, o da lucus termine latino che significa terra di boschi o
perché popolata dai Liky, antico popolo proveniente dallAnatolia.
A sua volta, il nome Basilicata secondo alcuni storici
deriva dalla presenza di monaci orientali Basiliani. Per altri è legato,
invece, allarrivo dei Bizantini nel X secolo: Basilicata dal greco Basilikòs,
amministratore bizantino della giustizia. Fu chiamata Basilicata, per la prima
volta, in un documento del 1175 e da allora ha mantenuto questa denominazione,
fatta eccezione per un breve periodo storico (dal 1932 al 1947) nel quale tornò
a chiamarsi Lucania.
Oggi il nome più utilizzato è Basilicata, ma gli abitanti di
questa regione, forse per il forte attaccamento alle proprie origini ed alla
propria storia, sembra preferiscano farsi chiamare Lucani piuttosto che
Basilischi o Basilicatesi.
IL MATRIMONIO DEGLI ALBERI
Il Maggio di San Giuliano
La sagra di San Giuliano, celebrata ad Accettura in occasione
della Pentecoste, si basa su un antichissimo rito di culto agrario.
Festa di origini pagane tipicamente primaverile, alla quale
veniva attribuito un valore propiziatorio di fertilità e fecondità, è detta
anche il matrimonio degli alberi. Infatti, rappresenta le nozze simboliche
tra un albero di alto fusto, di sesso maschile e un agrifoglio, di sesso
femminile.
Lo sposo è il Maggio, il cerro più dritto e più alto del
bosco di Montepiano, abbattuto con molta cura il giorno dellAscensione da un
gruppo di boscaioli, detti Maggiaioli.
La sposa è un agrifoglio detta, Cima, scelto tra quelli
più ricchi di rami e foglie e raccolto durante la domenica di Pentecoste nella
foresta di Gallipoli Cognato.
Durante questa giornata, i futuri sposi vengono seguiti da
due cortei: quello del Maggio, pulito della corteccia e privato dei rami,
trasportato da 50 coppie di buoi allevati, esclusivamente per la festa, dai
contadini accetturesi; quello della Cima che viene trasportata in spalla per 15
chilometri dai Cimaioli. Luno e laltro corteo sono accompagnati da cori
festosi, danze e canti popolari.
Lincontro delle due processioni avviene ad Accettura,
dove vengono accolte da unentusiastica folla.
Il martedì di Pentecoste il Maggio e la Cima vengono
innestati luno nellaltra. Durante questa unione si svolge il rituale
religioso, ovvero la processione del Santo Patrono San Giuliano.
USI E COSTUMI LUCANI
Le tradizioni popolari
Le caratteristiche geomorfologiche della Basilicata, inclusa la
sua particolare posizione geografica, nonché le vicende storiche e linguistiche
dei suoi abitanti, hanno permesso che si conservassero intatte numerose tradizioni
che da sempre fanno parte del patrimonio culturale della regione.
Al periodo longobardo, ad esempio, risale la parola tedesca
Morgengab, il cui significato è dono del mattino. Il rito consiste in un
dono che il marito fa alla moglie allalba della prima notte di nozze. Parte
dei suoi beni vengono offerti alla sposa come ringraziamento per lamore
donatogli.
Altra usanza è quella del Ceppo legata alla richiesta
ufficiale di fidanzamento da parte giovane alla fanciulla amata. Consiste nel
posizionare davanti alla porta di casa della prescelta un ceppo, selezionato in
base al carattere della destinataria. Naturalmente, anche la risposta della
futura sposa è lasciata ad un gesto simbolico; infatti, se lei accetta porta il
ceppo in casa; se rifiuta lo lascia rotolare per strada.
E noto che nel mondo delle tradizioni popolari,
intervengano fenomeni e reazioni recepiti poi in riti collettivi che provocano
sentimenti di profonda partecipazione emotiva. Sia nella provincia di Matera
che in quella di Potenza, emblematica è lusanza del Lamento funebre. Consiste
in pianti e grida di dolore, da parte delle donne di famiglia del defunto e
delle vicine, e si divide in più momenti. La prima fase è di completa isteria,
di manifestazione di un dolore acuto; la seconda fase, invece assume i toni di
un lamento melodico, ritmico, nel quale si esaltano le virtù del defunto. Si
presume che il rito abbia unorigine precristiana, visto il divieto di invocare
i Santi.
ITINERARI
IL VULTURE
E aspro e dolce questo angolo di terra pieno di contrasti e
si presenta ai nostri occhi con uno straordinario paesaggio dominato
dallimponente massiccio appenninico del Vulture. Lintera area è una delle
principali attrattive della Basilicata, per i pittoreschi panorami offerti dai
paesi abbarbicati sulle falde dei monti e per la presenza di rilevanti
testimonianze storico-artistiche di valore nazionale e mondiale. Fu sicuramente
la suggestione di questi luoghi e la ricchezza della fauna ad alimentare
linteresse di Federico II di Svevia. Eguale fascino sprigionano i centri
abitati: Melfi, con il castello turrito e la cattedrale duecentesca; Venosa,
con i resti romani e la splendida abbazia delle Trinità e lIncompiuta; Lavello
aggrappata a uno sperone di roccia a strapiombo. E ancora: Banzi con gli scavi;
Atella con la trecentesca cattedrale e il Parco Paleolitico dove sono stati
ritrovati i resti dellElephas Antiquus, delle terme romane e delle Catacombe;
nonché Muro Lucano, grande centro situato sulla roccia della ripida parete
montana. In questarea la produzione gastronomica raggiunge livelli di
eccellenza. Principe incontrastato è il vino, prodotto con lAglianico del
Vulture, rinomato in tutto il mondo; non sono da meno, le produzioni casearie,
lolio doliva, i salumi, le castagne e i piatti tipici. Lungo la via che
conduce a Potenza, accoglie i turisti il mastodontico Castello di Lagopesole,
voluto da Federico II: da secoli il maniero vigila sulla terra che
limperatore-filosofo, amò infinitamente.
Rionero in Vulture
Cittadina situata su due collinette
è uno dei centri più importanti del Vulture. Sono di grande interesse, per
la loro originalità, le vicende storiche di questo vivace centro lucano.
STORIA
Le origini di Rionero si possono far risalire alla
dominazione romana. Infatti, i ritrovamenti di tombe e sigilli comprovano
lesistenza di un agglomerato già dal 290 a.C., quando fungeva da centro
strategico di raccolta delle truppe romane. Le vicende storiche rimangono,
però, oscure fino al Medioevo. Nel 1152 il territorio apparteneva come Casale
al vescovo di Rapolla con il nome di Santa Maria di Rivo Nigro. Nel 1316 la
baronia della Valle di Vitalba fu ereditata da Giovanni DAngiò che emanò
un decreto secondo il quale chiunque avesse contribuito al ripopolamento e
alla ricostruzione di Atella, avrebbe avuto delle agevolazioni fiscali. I
rioneresi abbandonarono il Casale e iniziarono la costruzione del paese.
Rionero nasce nella prima metà del 1500 come Casale di Atella, quando Rivo
Nigro venne ripopolato da gruppi di famiglie albanesi. Il paese venne
ricostruito dopo i gravi danni riportati nel terremoto del 1694.
ARTE
A causa dei terremoti la cittadina è stata più volte
rimaneggiata, tuttavia numerose sono le chiese e interessanti i palazzi
settecenteschi tra cui Palazzo Granata, Palazzo Pierro e Palazzo Fortunato.
Ricordiamo lantica Chiesa dei Morti, oggi del SS. Sacramento e la Chiesa
Madre. Questultima venne costruita nel 1695 ad opera delle famiglie più
ricche del paese. La facciata barocca risale al 1763, venne, poi, rifatta
nel 1930; lantico campanile è a pianta quadrata e termina ad ottagono con
la cuspide piramidale. Alla stessa epoca risalgono le chiese
dellAnnunziata e di San Nicola. Nel centro della città, invece, si può
ammirare la casa, ottocentesca, di Giustino Fortunato, oggi in parte è sede
della Biblioteca comunale.
NATURA
Il territorio è ricco di sorgenti di acque minerali e di
aree viticole per la produzione del vino Aglianico DOC.
CURIOSITÀ
Caratteristici sono i riti della Settimana Santa,
durante i quali ai personaggi dei vangeli si uniscono i personaggi di
tradizioni profane.
Laghi di Monticchio
Non molto distanti da Rionero in
Vulture, si trovano i Laghi di Monticchio, due laghetti vulcanici
separati da un istmo. Questa
incantevole zona turistica è rinomata per il suggestivo paesaggio popolato
da faggi, abeti, castagni, cerri e pini e per le numerose specie ittiche. È
stata dichiarata riserva naturale nel 1971 per conservare integro lhabitat
della Brahmea, una farfalla rarissima che vive in questa zona. Inoltre, le
acque di Monticchio sono famose in tutta Italia, per le qualità terapeutiche
e la loro purezza.
MONUMENTI
Riflessa nelle acque del lago piccolo appare lAbbazia di
San Michele le cui origini risalgono allVIII secolo. Voluta dai monaci
basiliani, fu costruita intorno ad una grotta. Passò poi ai Benedettini,
quindi ai Cappuccini e nel 1782 all'ordine militare Costantiniano fino al
1866. Nel 1550 lAbbazia fu affidata al Cardinale Borromeo. In fondo
allistmo, inoltre, si trovano i resti di una chiesa del X secolo intitolata
a SantIppolito.
NATURA
Le immagini di questi specchi dacqua raggiungono toni
surreali. Il lago Grande ha forma ellittica, il perimetro misura 2456 metri e
le acque hanno colore olivastro chiaro. Il lago Piccolo, anchesso di forma
ellittica, ha un perimetro di 1555 metri e le sue acque sono di colore verde
intenso. Tuttintorno si estende un fitto bosco di ontani e pioppi. Le acque
sono popolate da varie specie ittiche: vi figurano anguille, tinche, carpe e
lAlburnus alborella.
CURIOSITÀ
Si racconta che in questi boschi abbia trovato rifugio
Carmine Donatelli, detto "Crocco", il brigante di Rionero che con
la sua banda combattè una disperata battaglia contro i Piemontesi. Al famoso
Santuario di San Michele, due volte lanno, l8 maggio e il 29 settembre, vi
si recano in pellegrinaggio, da Venosa, le giovani coppie di sposi. Chi non
ha figli ed intende averne, secondo il principio della magia contagiosa, deve
suonare di proprio pugno la campana.
Melfi
Melfi sorge su un territorio vulcanico, alle pendici
settentrionali del monte Vulture. Cittadina di grande pregio storico, negli
ultimi anni è diventata attivo centro industriale.
STORIA
Abitata sin dal neolitico, Melfi subisce linfluenza romana e
successivamente quella longobarda e bizantina. Nel 1041 diviene la prima contea
dei normanni in Italia, centro di arte e cultura, e a partire dal Medioevo,
assume una posizione sempre più rilevante. Fu sede dei principati normanni e
nel 1059 diventa capitale del ducato di Puglia, a seguito del concilio di Melfi
che annullò la scomunica nei confronti di Roberto I il Guiscardo. Nel 1167
viene saccheggiata da Federico Barbarossa e solo con Federico II di Svevia si
afferma con un ruolo strategico, grazie alla costruzione di mura e rinforzi dell'abitato.
Nel 1231 Federico emana dal Castello di Melfi le Costituzioni Melfitane. Con la
morte dell'imperatore di Svevia, si insediano gli Angioini e successivamente
vari feudatari.
ARTE
Di grande pregio storico è il Castello fatto costruire da
Guglielmo dAltavilla. Originariamente era costituito da una parte centrale,
circondata da una cinta muraria, dove oggi ha sede il Museo Nazionale del
Melfese, che conserva numerosi reperti delle popolazioni indigene risalenti
alla preistoria e ai periodi romano, bizantino e normanno. Nella torre è
conservato il Sarcofago di Rapolla, meraviglioso capolavoro realizzato da
artisti dellAsia Minore. Inoltre il Duomo, edificato nel 1153 dal re normanno
Guglielmo I detto il Malo, è una testimonianza di grande pregio artistico.
Ledificio è stato rifatto quasi completamente nel XVIII secolo in stile
Barocco; il campanile, invece, conserva loriginario stile normanno.
NATURA
La zona di Melfi si caratterizza per lestrema fertilità che ha
consentito lo sviluppo di diverse colture: vigneti, castagneti da frutto e
oliveti.
CURIOSITÀ
Caratteristico, a Melfi, in occasione della festa di SantAntonio
da Padova, è il gioco dello scaricavascio o PizzicAnto. Una decina di
contadini si tengono stretti con le braccia, formando un cerchio, sulle loro
spalle montano altrettanti compagni, girando a tondo, i sottostanti cantano una
canzone e quelli di sopra rispondono. Il gioco non è altro che ladattamento
infantile di una danza, a carattere magico, detta torre vivente per la disposizione
a piramide dei danzatori. A Melfi ha assunto, invece, un significato di satira
politica contro i maggiorenti melfitani che nel 1799 aprirono le porte del
paese, senza alcuna resistenza al Cardinale Ruffo.
Venosa
Antica città sannita, diede i natali al poeta Orazio. Sorge
su uno sperone di origine vulcanica formatosi dalla ramificazione di due
valloni. È uno dei più interessanti centri della regione.
STORIA
Le origini della città risalgono allinsediamento di Venusia ai
confini tra le regioni di Apulia, Lucania e Sannio. Il nome attuale appare nel
291 a.C. quando viene occupata dal console L. Postumio; diventa Colonia e
Municipio romano e, dal 268 a.C., importante centro commerciale ed
amministrativo. In età Repubblicana ospita una fiorente comunità ebraica. La
cittadina mantiene una posizione di privilegio anche durante lalto Medioevo.
Subì il dominio di bizantini, saraceni e longobardi. Nel 1041, con lavvento
dei normanni, diventa contea di Drogone dAltavilla. Nel 1127 Venosa insorge
contro i Normanni e viene riconquistata da Ruggiero II. Durante il Regno di
Federico II diventa città regia. Partecipa ai moti carbonari del 1820-21. Nel
1861 aderisce allinsurrezione filoborbonica appoggiando il brigantaggio del
bandito Crocco.
ARTE
Lassetto urbano della città risale al 1443 quando Maria Donata
Orsini offre in dote a Pirro del Balzo la Cittadella. Come testimoniano
limponente Castello e la Cattedrale. Il primo, al centro della Piazza, è
circondato da un ampio fossato; è a pianta quadrata con torri circolari
allinterno delle quali erano state ricavate stanze segrete per i prigionieri.
La Cattedrale di SantAndrea Apostolo, invece, edificata nel 1470, ha un
portale marmoreo realizzato da Cola di Conza, la facciata è stata completamente
rifatta. Sul fianco destro si eleva il campanile che risale al 1589 modificato,
poi, nel 1614 e nel 1714. Linterno è a tre navate divise da pilastri
quadrangolari. Altrettanto interessanti, da un punto di vista storico
artistico, sono lAbbazia della Trinità, Palazzo Calvino, Palazzo Balì, Palazzo
Dardes, Palazzo Veltri, la Fontana Angioina, la Fontana di Messer. Poco fuori
dallabitato, sulla Collina della Maddalena, si possono visitare le Catacombe
Paleocristiane. Nelle sette gallerie e nei cunicoli, degni di nota sono i
numerosi epitaffi scritti in ebraico, in greco ed in latino barbarico.
CURIOSITÀ
Quella che oggi viene impropriamente chiamata Casa di Orazio è
soltanto ciò che resta di una domus patrizia del II secolo d.C., consistente in
due ambienti termali. La facciata presenta strutture romane come opus
reticulatum e latericium. Sotto lantico selciato della strada furono scoperti
resti di mosaico, a tessere bianche e nere, che raffigura un mostro marino.
Lagopesole
Frazione del Comune di Avigliano, sorge sulle colline tra i
fiumi Ofanto e Bradano. Il suo nome deriva dalla presenza di un grande lago
(lacus pensilis) che nel Quaternario occupava tutta la Valle di Vitalba.
STORIA
Lagopesole nel periodo preromano era territorio di divisione tra
Apulia, Lucania e Sannio, nellalto Medioevo divenne Limes, confine tra domini
bizantini e longobardi. Lavvento dei Normanni porta benessere ed importanza
nella zona, che proseguirà, poi, durante il periodo svevo. Alla morte
dellimperatore, Federico II, con lavvento degli Angioini, una gravosa
politica fiscale costringe gli abitanti dei piccoli centri, e quindi anche
Lagopesole, a migrare in altre zone della regione. Nel 1416 il dominio dagli
Angioini passa a Ser Gianni Caracciolo, e successivamente Carlo V dona il
castello al principe dOrange e, alla morte di questi, lo concede ad Andrea
Doria.
ARTE
Arrivando a Lagopesole il Castello, che si staglia, alto e
rossiccio, su una ampia radura nei pressi di Pietragalla, è visibile da
notevole distanza. Di origine normanna e voluto da Federico II di Svevia, ha
forma parallelepipeda con torri ad angolo. La diversità di elementi decorativi
ed architettonici denotano fasi costruttive e destinazioni duso diverse.
L'atmosfera che lo circonda e la sua storia, mista a leggenda, rendono questo
maniero suggestivo ed intrigante. La leggenda narra che esiste un passaggio
sotterraneo segreto che collega il castello di Melfi, il castello di Lagopesole
e la cattedrale di Atella.
CURIOSITÀ
Numerose le leggende legate al Castello di Lagopesole. Una di
queste narra che due figure si aggirino sconsolate, luna nel castello e
laltra nella campagna circostante al Castello, e che non riescano mai ad
incontrarsi. A calar della notte appare, dietro le feritoie del maniero, una
creatura vestita di bianco con in mano un lume dalla fioca luce e si odono
lamenti ed invocazioni. È il fantasma di Elena, la bellissima moglie di
Manfredi, soprannominata Elena degli Angeli. Elena aveva trascorso nel Castello
di Lagopesole la sua luna di miele ed insieme con il marito ed i figli, i
periodi più felici della vita. Ma con la vittoria e lavvento degli Angioini
Manfredi verrà ucciso, i figli incarcerati nelle segrete di Castel del Monte ed
Elena, imprigionata per volere di Carlo dAngiò proprio nel castello di
Lagopesole, morirà di crepacuore. Il fantasma di Elena ritorna a cercare
Manfredi ed i figli tanto amati e perduti. Una ricerca senza fine perché i due
sposi sono destinati a non incontrarsi più.
IL MATERANO
La
terra materana serba ovunque tracce di una storia importante ed ha
caratteristiche del tutto uniche. Il susseguirsi delle colline argillose,
profondamente incise da dirupi e calanchi, crea un paesaggio dallaspetto
primordiale. Su questo sfondo severo, i segni della millenaria presenza
delluomo sono evidenziati dai percorsi dei tratturi, le tradizionali vie della
transumanza. Sulle colline materane, contrasegnate da antiche masserie, abbazie
e castelli incantati, i nuclei abitativi vantano centri storici integri e di
grande fascino: da Miglionico a Montescaglioso, a Ferrandina, a Tursi, a
Irsina, a Tricarico, a Stigliano, alla piccola Aliano, al minuscolo borgo
deserto dellantica Craco, da Gorgoglione a Cirigliano. Non si può non
ammirare, in questa zona, il Parco della Murgia Materana che rappresenta uno
dei più spettacolari paesaggi rupestri dItalia. Questarea ben si caratterizza
come viaggio conoscitivo per riscoprire antichi valori e tradizioni.
Matera
Matera,
la famosa città dei Sassi, con rioni moderni estesi su un pianoro e la
pittoresca parte antica situata su una profonda gravina, con le case in gran
parte scavate nella rupe, offre uno spettacolo di eccezionale interesse, sia
dal punto di vista storico-urbanistico, sia per la singolarità dellambiente
naturale in cui sorge. I Sassi, struttura unica al mondo, sono divisi in due
versanti: Sasso Caveoso e Sasso Barisano, caratterizzati dalla presenza di
numerose abitazioni, ricavate nella massa tufacea, e da centinaia di stradine.
STORIA
Il Materano è uno degli insediamenti neolitici più
importanti del mondo. I primi stanziamenti nella zona dei Sassi risalgono
allVIII-IX secolo, probabilmente le grotte erano abitate da monaci provenienti
dall'Anatolia Orientale. Lorigine della città rimane però ancora oscura.
Importanti sono i ritrovamenti che risalgono alletà medievale. A partire dal
XV secolo, molti contadini cominciarono ad utilizzare le grotte e le cappelle e
a ricavarvi le proprie abitazioni, che vennero sviluppate soprattutto nel XVIII
secolo. Sopra questo nucleo più antico crebbe invece la Matera moderna, con
dimore ed edifici via via confacenti allo stile delle varie epoche. Negli anni
Cinquanta e Sessanta i Sassi vennero progressivamente abbandonati dai residenti
che emigravano per cercare lavoro altrove.
ARTE
Matera ha impressa la sua storia nellarchitettura
di chiese, edifici e monumenti in cui è evidente linfluenza bizantina e
orientale, lo stile gotico e la presenza dei normanni e del regime feudale,
attraverso il quale ha inizio il processo di ridefinizione della città rupestre.
Le chiese rupestri identificano in larga misura il patrimonio materano. Ne sono
state contate ben 186, di cui 155 ancora esistenti. Gli impianti planimetrici
si caratterizzano per una sostanziale varietà e articolazione nelle loro
componenti spaziali; i corredi pittorici hanno rivelato, inoltre, influssi
longobardi, occidentali, bizantini e locali. Elementi che danno pieno titolo ad
unarte considerata per tanto tempo marginale. Tra gli edifici in stile
romanico pugliese è possibile ammirare la Cattedrale dedicata a Santa Maria,
del XII secolo. Edificata in pietra delle cave della Vaglia, linterno, con tre
navate e pianta a croce latina, risente delle varie fasi artistiche sino al
700. Di grande valore laffresco della Madonna della Bruna (XII secolo) che
troneggia sul primo altare nella navata sinistra. Da ricordare il Castello
Tramontano: venne iniziato negli ultimi anni del XV secolo ed è rimasto
incompleto a causa della morte del committente, Giancarlo Tramontano, nel 1514.
Palazzo Lanfranchi (ex Seminario), invece, è un edificio del 1670 circa, ai
margini del Sasso Caveoso. Commissionato dal vescovo omonimo, è di forma
asimmetrica, probabilmente perché oggi ingloba anche la preesistente chiesa del
Carmine, risalente al 1610. Un tempo era sede del Liceo Duni, dove insegnò
Pascoli dal 1882 al 1884, mentre oggi ospita la Soprintendenza artistica.
CURIOSITÀ
La festa più importante che si svolge a Matera è
quella della Madonna della Bruna che, dal tempo di Urbano VI, si celebra il 2
luglio. Ha inizio nelle prime ore del mattino con una processione di pastori
che portano in giro il quadro della Madonna. Nella tarda mattinata ha luogo la
sfilata di un gruppo di cavalieri, che indossano costumi di antichi guerrieri.
Preceduto da un araldo e da un trombettiere, il drappello va a rilevare
lArcivescovo, per poi scortarlo fino alla Chiesa di Piccianello, dove viene
portata la statua della Madonna e collocata su un artistico carro che
rappresenta, con statue di cartapesta, soggetti sacri (Annunciazione, Natività
ecc.). Nel pomeriggio, raggiunta la piazza del Duomo, la statua viene
depositata in chiesa e il resto del corteo compie tre giri della piazza. Di qui
il carro si dirige, a gran velocità, verso Piazza Vittorio Veneto dove viene
assalito da gruppi di giovani che ne strappano i pezzi più vistosi, conservati
poi per devozione nelle case. La lacerazione del carro vorrebbe rievocare,
secondo una leggenda cristiana, la beffa che i materani ordirono ai Saraceni.
Infatti, pare che i materani, venuti a conoscenza dellagguato che i Saraceni
stavano preparando allimmagine della Madonna, la trasbordarono su un altro
carro pieno di fieno che passò inosservato. Quando i Saraceni scoprirono
linganno, distrussero per vendetta il carro dal quale era stata tolta limmagine.
Montescaglioso
Paese
di antiche origini, ricco di monumenti e di grande interesse ambientale è sito
tra la valle del fiume Bradano e la gravina di Matera. In origine veniva
chiamato Civitas Severiana, dal nome dellimperatore Alessandro Severo (III sec.
d.C.) che era alpotere quando nacque la città. Lattribuzione del nome attuale,
invece, è dovuta alla struttura geologica del terreno su cui sorge il paese.
Mons Scabiosus, Mons Petrosus e Mons Caveosus, infatti, sono i nomi dati al
paese trasformatisi, poi, in Montescaglioso.
STORIA
Le fonti attestano che sia stato uno dei maggiori
centri di quella che è diventata, in seguito, la Magna Grecia Lucana. La sua
storia è legata alla comunità monastica. Infatti il nucleo più antico si è
sviluppato intorno allAbbazia di San Michele Arcangelo. Dopo il periodo
Normanno, Montescaglioso fu affidata a Federico II di Svevia, poi a Manfredi e,
dopo varie vicende, alle famiglie Del Balzo, Orsini, Loffredo, Grillo e
Cattaneo. Fu con lavvento degli Angioini che iniziò la sua decadenza. Nel
secondo dopoguerra anche Montescaglioso, come molti paesi dellItalia
Meridionale, fu teatro della Lotta per loccupazione delle terre.
ARTE
Il paese è noto soprattutto per lAbbazia di S.
Michele Arcangelo, uno dei monumenti monastici più importanti del Mezzogiorno.
Costruzione antica che assume importanza verso la seconda metà dellXI secolo,
quando godette di lasciti e privilegi da parte dei normanni. Nel XV secolo
inizia, per il grande complesso monastico, una fase di declino a causa delle
lotte tra papato ed impero. Segue un periodo di grande splendore sino alla
visita di Carlo III nel 1735, quando i litigi fra monaci e feudatari locali
rodussero nuovamente in miseria lAbbazia. Un ulteriore periodo di abbandono si
ha con il nuovo Regno dItalia. Oggi il complesso dellAbbazia - costituito
dalla chiesa, da due chiostri e dal convento - conserva poche tracce della
costruzione più antica. Tra le chiese di interesse artistico ricordiamo: la
chiesa di SantAngelo, del Crocifisso e la chiesa Madre. Questultima, in stile
barocco, dedicata ai Santi Pietro e Paolo e alla Madonna dellAssunta, è stata
costruita tra il 1776 ed il 1823.
CURIOSITÀ
Carattere singolare ha il Carnevale montese. Ci si
diverte per tutta la giornata del martedì delle ceneri e sin dal mattino la
festa impazza per le strade del paese. La gente agita camapanacci che, per quel
giorno, vengono tolti alle mandrie dei bovini. Le maschere, accompagnate dal
suono di fisarmoniche e altri strumenti, girano per le strade cantando e
ballando fino a mezzanotte, quando cento lenti rintocchi di campana annunciano
linizio della quaresima. Tra i personaggi tipici vi è il panciuto Carnevalone,
vecchio dalla lunga barba bianca, che viaggia su un asino ed annota
simbolicamente su un papiro i nomi dei buoni oblatori; sua moglie Quaremma
che stringe tra le braccia un pupazzo in fasce, simbolo della continuità della
festa: è u piccinun che sarà il Carnevalone dellanno successivo. La madre
teme per il figlio la sorte del padre che morirà a mezzanotte, per cui piange,
grida e si dispera. Mentre la simpatica Parca fa rotolare per terra un fuso di
dimensioni esagerate, le massaie espongono dalla finestra, infilati ad una
canna, sette pupazzi neri ed uno bianco. Rappresentano le settimane della
Quaresima che precedono la Pasqua (simboleggiata dal pupazzo in bianco) e
vestono il lutto stretto.
Metaponto
Metaponto,
fiorente e quasi leggendaria città della Magna Grecia, circondata da una
pianura, un tempo malsana, è oggi ricca di colture irrigue e ambita meta
turistica. Nella fetta di territorio incassata tra i fiumi Bradano e Basento,
si scoprono suggestive testimonianze archeologiche tra cui le "Tavole
Palatine" con l'adiacente parco archeologico che circonda il tempio.
STORIA
Sullorigine di Metaponto si sono intessute
numerose leggende. Secondo una delle fonti, sarebbe stata fondata al tempo
della colonizzazione di Métabo, re dellisola di Icaria e figlio di Sisifo re
dEpiro. Ebbe contatti con i Micenei e più tardi con i Greci, di cui divenne
importante colonia tra il VII e il VI secolo. Divenne florida per la fertilità
del suolo e un segno della sua fortuna è rappresentato dalla spiga dorzo
riprodotta sulle monete. Partecipò alla guerra contro Siris, insieme a Sibari e
Crotone. Nel VI secolo a.C. ospitò i Pitagorici che erano stati cacciati da
Crotone. Dopo la fondazione della colonia Heraclea cominciò ad entrare nella
sfera di influenza tarantina. Finita la guerra tra romani e Pirro la città
entrò nellorbita di Roma. Le fasi storiche successive hanno lasciato poche
tracce, anche a causa del totale abbandono da parte degli abitanti, che si
rifugiarono in località più interne, in quanto più sicure.
ARTE
Il Parco Archeologico di Metaponto è luogo
privilegiato di osservazione per comprendere uno dei fenomeni più suggestivi
dellantichità classica: la colonizzazione greca. L'impianto urbano è
delimitato da un imponente circuito murario risalente al VI secolo a.C.,
rimaneggiato nel IV secolo a.C. e caratterizzato da una serie di ingressi
monumentali. Allinterno del parco è possibile visitare le fornaci
(kerameikos), che vanno dal VI al IV sec. a.C., e che documentano una delle
attività lavorative più comuni dellepoca. Poco più a Est, nellarea sacra, è
situato il Santuario dedicato ad Apollo; ci sono i resti di un edificio
consacrato ad Hera (le famose Tavole Palatine) e un altro tempio dedicato forse
ad Athena o ad Afrodite. Davanti all'ingresso dei templi, ad est, vi sono i
resti degli altari, oltre a basi, iscrizioni ed elementi votivi. Ad est, il
muro di recinzione dell'area sacra (temenos) separa il santuario dalla piazza
pubblica (agorà), in cui si erge l'impianto teatrale risalente alla metà del IV
secolo a.C., con i resti di precedenti edifici per pubbliche riunioni a pianta
circolare (ekklesiasterion, VI - V sec. a.C.). Alle spalle del teatro si nota
l'altare con dedica a Zeus Agoraios, mentre verso sud vi è un recinto sacro a
pianta trapezoidale risalente al V secolo a.C., all'interno del quale vi sono i
resti di due strutture.
CURIOSITÀ
Il tempio delle Tavole Palatine viene così
chiamato perché secondo unantica leggenda, era stato costruito da una stirpe
di semidei, ovvero da eroi palatini, che, vivendo laggiù, tra una gloriosa
impresa e laltra erano soliti consumare su grosse tavole, sotto il colonnato,
i loro pantagruelici pasti, ovvero degli eroi palatini, che, vivendo laggiù,
tra una gloriosa impresa e laltra erano soliti consumare su grosse tavole,
sotto il colonnato, i loro gagliardi pasti.
TricaricoÈ uno dei paesi più interessanti del Materano. Conserva un
caratteristico aspetto medievale specialmente nel quartiere più antico
(Cìvita), dove si trova la così detta Rabatana (arabo Rabhâdi), borgo originato
da un insediamento saraceno del X secolo. Del mondo contadino di Tricarico
Rocco Scotellaro ritrasse alcuni aspetti significativi nel suo Contadini del
Sud, mettendo a nudo quel contrasto tra senso pratico e superstizione,
interesse e sentimento che caratterizza il popolo lucano.
STORIA
Il nome deriva da Trigarium che significa luogo di
maneggio dei cavalli. Fu centro fortificato in età bizantina e nel sec. IX fu
occupato dai Saraceni. Alle fine del X secolo diviene sede vescovile di rito
greco e nel 1048 i Normanni la occupano innalzandola successivamente a contea.
Dopo il periodo angioino la contea passa ai Sanseverino, si susseguono altri
signori, finché nel 1631, passa ai Revertera della Salandra. Partecipa ai moti
repubblicani del 1799 e a quelli carbonari del 1820-21 e ai fatti del 1860 e
successivamente diventa centro democratico.
ARTE
Tra i monumenti più importanti è la Cattedrale di
Santa Maria Assunta, fatta erigere da Roberto il Guiscardo, probabilmente su
una costruzione anteriore. Sulla facciata vi sono due ampi e robusti arconi di
sostegno; il campanile, sul lato posteriore, ha una bifora del XIII secolo.
Linterno è a tre navate, in forme barocche slanciate, con alcuni interessanti
altari e decorazioni in pietra e stucco. Tra le altre chiese di notevole
interesse è quella di San Francesco che risale al XIII secolo, di impianto
romanico a navata unica; il complesso di Santa Chiara agganciato alla Torre
Normanna che era un tempo il castello normanno, trasformato in convento nel
1333. Nel tempo le modifiche apportate hanno fatto perdere al castello laspetto
di fortezza.
NATURA
L'agro di Tricarico ha una superficie di 17.691
ettari, di cui circa 2.500 sono boschi. Il più grande è quello di Tre
Cancelli-Fonti, di proprietà comunale, dove crescono principalmente la quercia,
con le specie cerro, roverella, farnetto e rovere, l'olmo ed il nocciolo. Il
bosco è da sempre meta di visitatori. Qui è il santuario della Madonna di Fonti
del XIII secolo. Un altro bosco di una certa importanza è quello di
Mantenera-Malcanale. È piuttosto giovane perché, disboscato anticamente, è
stato rimboschito circa 30 anni fa con conifere, cipressi, pini d'Aleppo e pini
marittimi. Ricordiamo altri due boschi: Serra Del Cedro e Calle-San Marco, di
proprietà privata. In località Calle vive una roverella la cui età è stata
stimata in 600 anni. È la pianta più vecchia che si conosca in Basilicata: alta
16 metri, ha un tronco di 6,25 metri di circonferenza. Nei boschi delle zone
più calde dell'agro, si rinvengono anche lecci, carpini bianchi e neri, pioppi
e ornelli.
CURIOSITÀ
Sopravvivono anche a Tricarico riti antichissimi
ed elementi primitivi come quello, che compiono gli sposi, di passare, di
ritorno dalla chiesa, sotto un gelso. E un rito detto di passaggio, mentre
lalbero di gelso ha la funzione rituale di comunicare, per magia di contatto,
il proprio potere generativo alla nuova coppia.
IL POTENTINO
È una
zona interamente montuosa della Basilicata che comprende paesi sorti su rilievi
di oltre 1000 metri sul livello del mare. Il territorio circostante, con la
singolare e aspra bellezza di paesaggi montani, boschi silenziosi e centri
abitati ricchi di storia, offre molte attrattive naturali, artistiche e
storiche. Sono molti i paesi che sfoggiano antiche vestigia: Abriola,
roccaforte araba ampliata e trasformata dagli Svevi e dagli Angioini;
Cancellara, su cui si erge la grandiosa mole del castello medievale e nelle cui
vicinanze è venuta alla luce unestesa necropoli del sec. V a.C.;
Campomaggiore, paese distrutto da una frana nel 1885 e ricostruito agli inizi
del 900 a circa 2 chilometri dai ruderi di Campomaggiore Vecchio; Avigliano,
con la chiesa dei Riformati del tardo 600; Brienza, borgo medioevale dominato
dallantico Castello Caracciolo di epoca angioina; Acerenza, con la grandiosa
Cattedrale romanica fondata nel sec. XI, è una pittoresca cittadina costruita
su una rupe in splendida posizione panoramica, nelle cui vicinanze, sul Monte
La Guardia, sono state scoperte abitazioni della prima Età del Ferro.
Potenza
Sorge nellalta valle del Basento, sulla lunga dorsale di un
colle a oltre ottocento metri sul livello del mare. È il capoluogo di
regione più alto dItalia. Città prevalentemente moderna, conserva un cuore
antico nel vecchio nucleo che si articola intorno a via Pretoria.
LA STORIA
Potenza ha origini antichissime: alcuni
storici le fanno risalire al periodo della colonizzazione greca nellItalia
meridionale, altri allepoca della penetrazione delle opere stradali romane
nella regione del II secolo a.C. Molto probabilmente lantica Potentia era
nata in località Serra di Vaglio, dove sono venuti alla luce i resti di un
centro abitato databile intorno allanno 1000 a.C. In seguito, venne
distrutta durante loccupazione romana e la popolazione si trasferì nel
sito attuale, certamente abitato sin dal IV secolo a.C. Florido centro
sotto limpero, sede vescovile fin dal V secolo, Potenza ha subito alterne
vicende causate dalle invasioni barbariche. Ebbe migliore fortuna durante
la dominazione normanna, quando diventò città demaniale. Nel 1273 subì un
grave terremoto che la rase al suolo. Nel periodo aragonese diventò contea
e nel 1502 fu sede dellincontro tra Francesi e Spagnoli per dividersi il
Regno di Napoli. Fu teatro, nel 1647-48, dei moti popolari antispagnoli e,
nel 1694, venne nuovamente distrutta da un violento terremoto.
Successivamente ha visto fiorire, in città e nei dintorni, botteghe
artigiane e manifatture tessili; politicamente molto attiva, Potenza prese
parte ai moti repubblicani nel 1799. Nel 1806 venne proclamata capoluogo
della Basilicata e, nel 1860, è stata la prima città continentale ad
insorgere contro i Borboni. Dopo lUnità dItalia fu un centro di notevoli
iniziative politiche e sociali per poi cadere nelloblio durante il
Fascismo. Nel 1943 un disastroso bombardamento, oltre a mietere innumerevoli
vittime, distrusse una gran quantità di edifici sia civili che privati.
Comunque, è sempre riuscita a risorgere dalle distruzioni provocate da
guerre e terremoti (ultimo, in ordine di tempo, quello rovinoso del 1980),
fino ad assurgere al ruolo odierno che la vede in primo piano nel panorama
economico e culturale italiano.
ARTE
Edifici moderni nonché chiese e palazzi
antichi si alternano nel centro di Potenza tra i vicoli che si diramano da
Via Pretoria, principale arteria urbana ricca di eleganti negozi e cuore
pulsante della città. In uno dei punti più alti sorge la Cattedrale
dedicata al patrono San Gerardo, eretta a partire dal 1197, ampliata nel
1250 e ricostruita tra il 1783 e il 1799 da un allievo di Vanvitelli in
stile neoclassico. Nellinterno, a croce latina, è custodita lurna
contenente le reliquie di San Gerardo e unantica statua lignea che lo
raffigura; inoltre, sotto il presbiterio, è venuto in luce un pavimento a
mosaico paleocristiano. Altre chiese di notevole importanza sono: la Chiesa
di San Francesco, eretta nel 1274, che presenta un bel portale durazzesco
con porta lignea del 1499 e il rinascimentale sepolcro in marmo di Donato
De Grasiis; la Chiesa della Trinità, risalente al XIII secolo e restaurata
nel 1975 in foggia neoclassica; la romanica Chiesa di San Michele, del XII
secolo e più volte restaurata; la Chiesa di Santa Maria del Sepolcro,
costruita nel 1266 e successivamente rimaneggiata conserva loriginale arco
di trionfo, il marmoreo bassorilievo Madonna con Bambino e Angeli del XIV
secolo e il seicentesco soffitto in legno dorato. Vanto di Potenza è il
Teatro Comunale intitolato al musicista lucano Maestro Francesco Stabile.
Nato per volontà di un gruppo di privati cittadini, fu edificato nel 1881
con caratteristiche simili al Teatro San Carlo di Napoli. Di grande
interesse il Museo Archeologico provinciale che custodisce un immenso
patrimonio di reperti, dal paleolitico alletà romana: materiali
provenienti dalla colonia achea di Metaponto, testimonianze relative alla
frequentazione di Homo erectus nel bacino di Atella (circa 500.000 anni
fa). Notevoli le raccolte lapidarie e di armi, nonché le collezioni di
ceramica figurata del IV secolo a.C. Alla periferia della città, in
località Malvaccaro, sono stati scoperti i resti di una villa romana di
epoca imperiale che conserva pavimenti in pregevole mosaico policromo. Per
quanto riguarda larchitettura moderna, da segnalare il monumentale ponte
sul Basento, che congiunge Potenza con la Statale 407, ossia la Basentana.
NATURA
A pochissimi chilometri dal capoluogo, ci si
può inoltrare su sentieri tra boschi di cerro, castagni, faggi e abeti;
osservare i tanti ruscelli e corsi dacqua e fare incontri ravvicinati con
qualche rappresentante della ricca fauna montana come ghiandaie, scoiattoli,
tassi, caprioli, daini, cervi, cinghiali. Compresi i lupi, ovviamente nelle
zone più alte. Nei dintorni di Potenza ci sono anche rinomate località
turistiche, dotate di impianti sciistici: Rifreddo, in bella posizione tra
boschi di conifere; La Sellata e La Maddalena da cui si godono anche
splendidi panorami. Di notevole importanza la foresta regionale di Grancia,
nei pressi del suggestivo paese Brindisi Montagna. Qui è sorto il Parco
Storico Rurale ed Ambientale della Basilicata dove, attraverso eventi
spettacolari, rievocazioni, animazioni e numerose attrazioni è possibile
riscoprire la memoria storica di questo lembo della Basilicata e della sua
gente. Poiché il Potentino si trova in una zona montuosa ricca di pascoli,
sono molto diffuse la pastorizia e la produzione di saporiti derivati
lattiero caseari.
CURIOSITÁ
Molto caratteristica, in una commistione di
sacro e profano, è la Sfilata dei Turchi, che si svolge ogni anno il 29
Maggio, alla vigilia della Festività di San Gerardo Vescovo, patrono di
Potenza. Questa evocazione trae origine, secondo la tradizione, dal
miracolo dellallora vescovo Gerardo La Porta che fermò i Turchi mentre
risalivano con le navi il fiume Basento. La sfilata - uno degli eventi più
suggestivi del Maggio Potentino parte dalla Cattedrale e si snoda per
le vie del centro storico. È tutto un susseguirsi di comparse in costume:
ci sono gli armigeri cristiani a piedi ed i capitani a cavallo; soldati
armati di tamburi e trombe nonché guerrieri turchi armati di archi, scudi e
scimitarre; altri guerrieri ottomani trasportano la nave a vela su cui
siede un bambino vestito da vescovo. Infine, i giovani che portano in
spalla la torre illuminata con leffige di San Gerardo.
Pietragalla
Pietragalla è unoperosa cittadina, poco distante da Potenza.
Circondata da tre colli - la Serra, la Terra e San Michele sorge a più di
800 metri sul livello del mare e domina il ripido versante sinistro del
Torrente Cancellara.
LA STORIA
Pur se abitata in epoca antica come attesta il
materiale ritrovato sul Monte Torretta Pietragalla è citata dal 1278 come
Mons Petreguallo (da gualdus = bosco) e apparteneva alla Contea normanna di
Tricarico. Fino al 1381 il feudo di Pietragalla è appartenuto ai conti
Morconi e in seguito a Lorenzo Anzaloris. Il terremoto del 1456 rase al suolo
il borgo di Calaspro e i superstiti si trasferirono a Pietragalla. In seguito
fu feudo dei Del Balzo e degli Zurlo. Nel 1653 il barone Francesco Melazzi
acquistò le terre di Pietragalla e Calaspro e, per quattro generazioni, i
suoi discendenti ne mantennero la baronia. Il paese, nel 1861, fu invaso da
una colonna di 400 briganti guidati dal generale Borjes, alleato di Carmine
Crocco. I pietragallesi opposero una strenua resistenza, costringendo alla
ritirata la banda di briganti. Tale evento è ricordato in una lapide posta,
nel 1932, sulla facciata principale del Palazzo Ducale.
ARTE
Le vicende storiche di Pietragalla si riflettono
su quelle del suo Palazzo Ducale. Ledificio, imponente per dimensioni e
complessità architettonica, si divide in due parti: una conserva
probabilmente le caratteristiche dellantico castello costruito intorno al
1100; laltra, databile al XV secolo, è il risultato dellampliamento
iniziato dai Del Balzo. Ulteriormente restaurato e rinnovato con eleganti
loggiati nel corso del XVIII secolo, custodisce notevoli tele settecentesche
e un soffitto sul quale è dipinto il Ratto delle Sabine. Costruita nel XII
secolo con pianta a croce latina a tre navate, la Chiesa Madre di San Nicola
ha subito un primo ampliamento nel 1591 e radicali modifiche in stile barocco
nel 700. Oggi conserva un pregevole Cristo ligneo che, secondo la leggenda,
occasionalmente cambia lespressione del volto. La chiesa è affiancata da un
imponente campanile con cupola in stile bizantino. Interessante anche la
Chiesa di Santa Maria delle Grazie, del 600, con elementi decorativi
provenienti dalla chiesa di Calaspro distrutta dal terremoto, tra cui la
campana in bronzo tuttoggi in funzione.
NATURA
I dintorni di Pietragalla sono ricchi di boschi
e suggestivi scorci panoramici. A circa 6 chilometri dal centro abitato si
estende, per 350 ettari il Bosco Grande. Tra la folta vegetazione spiccano
alberi come cerro e roverella e sottobosco, come ginestra e ornello.
CURIOSITÁ
Appena fuori dal paese, sorge un borgo che
sfoggia una particolare architettura rupestre, i Palmenti. Questi, con molta
probabilità, furono costruiti dai Provenzali, durante loccupazione del
territorio. Si tratta di grotte scavate nella roccia al cui interno sono
state ricavate delle vasche, poste ad altezze del suolo differenti,
utilizzate per la pigiatura delluva e la fermentazione del mosto. Molto
semplici esternamente pietre di fiume per lalzata e sabbia per lintonaco
i Palmenti di Pietragalla (circa 230) costituiscono un unicum
paesaggistico ed ambientale.
Castelmezzano
Castelmezzano sorge sul versante occidentale della Costa di San
Martino, in uno scenario incantevole, incorniciato dalle guglie e dai picchi
delle Dolomiti Lucane.
STORIA
Le origini, in base ai reperti archeologici, si
possono far risalire al periodo ellenistico, quando il paese era chiamato
Maudoro. Antico fortilizio longobardo, allinizio del IX secolo fu occupato
dagli Arabi che vi trovarono un rifugio sicuro. In seguito Castelmezzano fu
distrutto dai Longobardi di Salerno, subito ricostruito dai Normanni e nel
1268 partecipò alla rivolta ghibellina. Durante la dominazione angioina
appartenne a Guglielmo Tournespee e a Roberto Ponziano. In epoca aragonese fu
feudo prima dei conti Garlon dAlife e, in successione, dei Surdo, De
Leonardis e De Lerma. Il popolo castelmezzanese partecipò attivamente alle
battaglie risorgimentali.
ARTE
Di notevole interesse la Chiesa Matrice
edificata nel XIII secolo. Allinterno è conservata una splendida scultura
lignea della Madonna con Bambino chiamata Madonna dellOlmo risalente al XV
secolo. Suggestiva è anche la Cappella della Madonna delle Grazie, al cui
interno si può ammirare un notevole altare barocco. Visibili ancora oggi la
gradinata, scavata nella roccia, e i resti delle mura dellantico castello
Castrum Medianum, da cui deriva il nome del paese (castello di mezzo cioè tra
quelli di Pietrapertosa e Albano), di probabile origine normanna.
NATURA
Nonostante le guglie che circondano
Castelmezzano risultino quasi prive di vegetazione, ospitano interessanti
specie di piante, quali la valeriana rossa, la lunaria annu e l'onosma
lucana. Negli anfratti più inaccessibili, inoltre, fanno il loro nido
splendidi esemplari di nibbio reale, gheppio, falco pellegrino. Sono molti i
sentieri che, diramandosi direttamente dal paese, sfociano nella
lussureggiante vegetazione dei boschi circostanti. Alcuni di questi percorsi
portano a Pietrapertosa attraverso un ponte di pietra, ad arcata unica, di
epoca preromana, e ai resti di antichi mulini, con copertura di lastre di
pietra, sulle rive del Torrente Caperino. Sulle falde del monte omonimo,
ricoperte da cerrete e pascoli, in primavera si osservano vaste fioriture di
orchidee, anemoni e ranuncoli.
CURIOSITÁ
Castelmezzano sorge nel cuore delle Piccole
Dolomiti Lucane, caratterizzate da alte guglie che con le proprie sagome
hanno suggerito nomi fantasiosi quali l'Aquila Reale, l'Incudine, la Grande
Madre, la Civetta. Anche la porta naturale del paese è una galleria scavata
nella roccia. La nascita di queste montagne risale a 15 milioni di anni fa,
periodo in cui si formarono in fondo al mare le arenarie che oggi
costituiscono le rocce.
Pietrapertosa
Alle spalle delle Piccole Dolomiti Lucane sulle pendici del
Monte Impiso, proprio di fronte a Castelmezzano, sorge Pietrapertosa, il
comune più alto della Basilicata con i suoi 1088 metri di altitudine.
STORIA
Il paese fu fortilizio saraceno prima dellanno
1000. Lantica Pietraperciata (ossia pietra forata, per un grande foro nella roccia
che domina il paese) assunse maggiore importanza con il principato normanno
di Roberto e prese parte alla rivolta ghibellina del 1268. Sotto il dominio
angioino il paese fu assegnato a Guglielmo de Tournespee e poi a Pietro
Bourboun, per essere poi ceduto dagli Aragonesi ai Diaz di Alife. Nel XVII
secolo fu feudo dei Carafa, poi degli Aprano, dei Suardo, dei Jubero e dei
Sifola. Nel 1820-21 partecipò con entusiasmo ai Moti Carbonari.
ARTE
Il paese conserva bei palazzetti con
interessanti portali e balconi in ferro battuto. La Chiesa Matrice (XVI
secolo), dedicata a San Giacomo, offre notevoli testimonianze di arte lucana.
Di grande interesse il Convento di San Francesco, costruito nel 1474 su una
fortezza romana dai Frati Minori Osservanti, con lomonima e attigua chiesa
gotica che, allinterno, conserva un coro ligneo del 1570, intarsiato da un
francescano, e un bellissimo pastorale in avorio. In contrada Badia, inoltre,
vi sono i resti di una badia benedettina e la Cappella dellAssunta al cui interno
vi è una statua lignea della Madonna e. A dominare il paese ci sono il
torrione e i resti del Castello edificato dai Saraceni e ricostruito dai
Normanni.
NATURA
Da Pietrapertosa è possibile effettuare numerose
escursioni, con destinazione il Monte Caperino e la Foresta di Gallipoli
Cognato. Di straordinaria bellezza, il Bosco di Montepiano: una immensa e
suggestiva distesa di cerri ad alto fusto. Le rupi di Pietrapertosa sono una
delle rarissime zone dove è presente la Linaria Dalmatica dai caratteristici
fiori gialli. Nei dintorni del paese, inoltre, prosperano molti boschi di
castagno.
CURIOSITÁ
Una particolarità del centro abitato, nella zona
sottostante il castello, è la Rabatana. Un labirinto di vicoli incastrati
nella roccia che testimonia la presenza degli Arabi e come questi vi abbiano
trovato a lungo rifugio, più che altrove. A pochi chilometri da
Pietrapertosa, sul Monte Croccia, è possibile visitare i resti di
unacropoli, risalente al IV secolo a.C., in posizione dominante sulla Valle
del Basento. Un altro sentiero porta a Tempa di Turi, dove ci sono i resti di
Trifoggio, paese medievale distrutto nel 1500.
Vaglio di Basilicata
Non molto lontano da Potenza, sorge Vaglio Basilicata, paese
situato quasi 1000 metri di altitudine sulle pendici della Serra San
Bernardo.
STORIA
Terra di Balio, questo lantico nome, fu
distrutto nel 1268 dagli Angioini, reduci dalla sconfitta subita ad Acerenza.
In seguito fu feudo degli Spinelli, poi dei Salazar e, nel 1670 passò ai
Quarto Laurenzana. Partecipò attivamente ai moti repubblicani e, nel novembre
del 1861, fu invasa e saccheggiata dalle bande capeggiate da Borjes e Crocco.
ARTE
Attraverso un bellandrone e una porta medievali
si accede alla parte antica del paese dove si affacciano eleganti balconi con
ringhiere in ferro battuto. La Chiesa Matrice, dedicata a San Pietro, risale
al XVI secolo e conserva importanti dipinti dellartista lucano Antonio
Stabile: come la Madonna del Rosario e la Sacra Famiglia. Di rilievo anche la
Chiesa di SantAntonio, con un portale del XVII secolo; sfoggia al suo
interno un pulpito del 600 e cinque altari lignei dorati.
CURIOSITÁ
Nei pressi di Vaglio Basilicata, sul Monte
Macchia di Rossano e sul Monte Serra San Bernardo, sono stati rinvenuti i
resti di importantissimi insediamenti preistorici. Sul Monte Macchia è venuto
alla luce un complesso sacrale monumentale dedicato alla dea Mefitis. Il
materiale recuperato - monete, iscrizioni, statuette e bronzi fa presumere
che sia stato attivo tra il 350 a.C. e il 50 d.C. A Serra San Bernardo, si
sono trovati i resti di un vasto insediamento sorto intorno all800 a.C. e
abitato fino al 250 d.C., racchiuso in una cinta muraria, lunga quasi 7
chilometri, costituita da grandi blocchi di pietra. Nelle ricerche sul sito
sito, sono venute alla luce.
VALLE DEL BASENTO
Numerose le attrattive naturali, storiche e artistiche che
caratterizzano la Valle del Basento. Prende il nome dal fiume che
scorre in questa zona, grazie al quale la vegetazione, in gran parte
costituita da pioppi, castagni e faggi, cresce rigogliosa e rende la
valle suggestiva, quasi irreale. I paesi che la circondano sembrano
presepi naturali con stradine tortuose e lunghe scalinate.
Accettura
Accettura, nellAlta Valle del Basento, è un paese
delizioso e ricco di fascino che si lascia attraversare dalla natura e
che coniuga con essa i suoi rapporti. Sorge, infatti, sulle pendici del
Montepiano, sul territorio della foresta di Gallipoli Cognato. Numerose
sono le ipotesi che si riferiscono allorigine del nome: secondo alcuni
deriverebbe da Acceptor: sparviero o da Acceptoia: località in cui si
allevano sparvieri. Letimologia popolare, invece, le attribuisce il
significato: colei che accetta tutti che rispecchierebbe il carattere
ospitale degli accetturesi.
STORIA
I ritrovamenti rinvenuti nellarea in cui
sorge Accettura, ricca di monumenti antichi, inducono a pensare che
fosse popolata già nel IV-III secolo a.C. Un incendio nel 1272 la
distrusse completamente e venne ricostruita da Carlo dAngiò che la
affidò alla famiglia Bazzano. Successivamente la zona fu dominata dai
Pipino, dai Carafa, dai Colonna, dagli Spinelli e da Eligio della
Marra.
ARTE
Uno dei monumenti più interessanti è la
chiesa Madre di San Nicola, di cui si può apprezzare la cupola
particolare. Nel suo interno sono conservati una tela del 600,
raffigurante lAssunta, un dipinto che rappresenta la Madonna col
Bambino e una campana del 1611. Di grande valore artistico è la chiesa
di SantAntonio, un tempo annessa al Convento francescano fondato nel
1585. Conserva allinterno alcune tele del XVII secolo e un reliquiario
in legno policromo del XVII-XVIII secolo, raffigurante San Giuliano.
Sulla facciata della chiesa dellAnnunziata si può ammirare un dipinto
del XIX secolo, impresso su delle piastrelle di maiolica, raffigurante
lAnnunciazione.
NATURA
Per chi cerca un contatto forte con la
natura, non può che immergersi nel vicino bosco di Gallipoli Cognato
tra il verde lussureggiante della vegetazione costituita da variegate
specie arboree e arbustive. Il territorio è circondato da boschi di
alberi ad alto fusto, tra i quali si possono ammirare splendidi cerri
che raggiungono oltre i 30 metri di altezza. Numerosi sono anche i
corsi d'acqua sotto forma di torrenti e sorgenti, di carattere
stagionale. Di questa zona fa parte anche il bosco di Montepiano, sulle
cui pendici sorge Accettura, è formato da imponenti esemplari di cerro,
macchia mediterranea con residui nuclei di leccio e rocce di arenaria.
È da qui che vengono presi gli alberi poi utlizzati per la popolare
festa del Maggio di Accettura.
Ferrandina
Ferrandina è un importante centro agricolo ed industriale
che si erge su un colle a circa 500 metri sul livello del mare. Dalla
sua posizione domina la vallata attraversata dal fiume Basento ricca di
verdi pianori ricoperti da boschi di cerro, castagni, faggi e abeti.
STORIA
La località in cui sorge Ferrandina era
abitata già in epoca antica, come testimoniano i ritrovamenti di tombe
che risalgono allevi e al IV secolo a.C. La città fondata intorno al
1490 da Federico dAragona e prende il nome dal padre del fondatore
Ferrante. Appartenne successivamente a Fernando Castrista
Scadrebbero, a Fabrizio Piangevi e a García de Toledo. Prese parte ai
moti del 1820-21 e del 1860. Nel settembre del 1943 insorse contro i
gerarchi fascisti. Lo stemma reca sei F, che si leggono Fridericus
Ferranti Filius Ferrandinam Fabbricare Feci.
MONUMENTI
La cittadina si presenta con diversi
palazzi patrizi con belle scalinate aperte, portali e stemmi.
Interessante è il complesso conventuale di Santa Chiara del secolo XIV
e una serie di edifici civili, testimonianza del rigoglio della città
sino alla fine del XVIII secolo. In piazza Plebiscito, vicino al
Municipio, sorge la chiesa madre di Santa Maria della Croce che risale
al 1492. Architettonicamente si presenta con tre cupole
bizantineggianti e tre rosoni di piccole dimensioni. Il portale
centrale ha due colonne istoriate ai lati; sul fianco permangono segni
di bifore. Linterno a tre navate, rifatto nel XVIII secolo, conserva
splendide tele e altari policromi. Nella parte alta del paese
ricordiamo la chiesa di San Domenico, ad una sola navata con cupola
alta sul transetto. Il prospetto principale presenta modanature e
decorazioni in cotto. Linterno è di concezione barocca, con pulpito
ligneo intagliato, organo seicentesco, altare maggiore con marmi
policromi e qualche tela del XVII secolo.
Pisticci
Pisticci allungata su un colle ad ulivi, in un paesaggio
argilloso, appare solitaria e suggestiva. La posizione strategica, il
paesaggio e il suo splendido mare le hanno consentito di diventare
importante centro turistico. Il nome Pisticci pare derivi dal greco
piste-oikos, cioè casa fedele o dal basso latino pesticius (terreno a
pascolo). Labitato si caratterizza per le casette bianche dalle
facciate cuspidate e disposte in file regolari e laria circostante,
dove vi soggiornarono per secoli i greci, conserva reperti importanti
della civiltà ellenica.
STORIA
Le notizie storiche di Pisticci partono
sin dal VII secolo a.C. quando era un importante centro per la
produzione della ceramica. Dal 1000 divenne, sotto il governo normanno,
un feudo e subì diverse signorie. Dal 1212 fino al XVI secolo
appartenne ai Sanseverino e successivamente agli Acquares e ai
Cardenas. Nel 1688 un violento terremoto la spaccò in due parti. Da
allora si distinguono una città alta, la Torrevecchia, ed una nuova, il
rione Dirupo.
ARTE
Il rione Torrevecchia, si sviluppa tra il
castello medievale, in parte demolito intorno al 1930 e il Duomo dei
SS. Pietro e Paolo. Questultimo venne costruito intorno al 1500 su un
edificio duecentesco, di architettura pugliese, di cui restano tracce
nel campanile con interessanti bifore. Nelle vicinanze della chiesa
sono visibili i ruderi di unantica torre cilindrica detta Torre Bruni.
Nel rione Dirupo costituito da un agglomerato di casalini si trova la
chiesetta dellImmacolata del Settecento. In direzione mare vi è la
Masseria Castello di San Basilio. Risale al V secolo ed ha mantenuto in
gran parte laspetto originale. Ledificio è costruito intorno al
chiostro, su cui si affacciano la biblioteca, larchivio, la chiesa e i
locali che ospitavano i servizi per i monaci. Al centro del chiostro
una torre normanna del X-XI secolo. Nella parte esterna si può ammirare
una chiesetta del XVIII secolo. Interessante è la chiesa di Santa Maria
del Casale del XII secolo con portale del 1300 e un rosone del 1500;
nel suo interno è conservata una bellissima tela del XV secolo
raffigurante la Madonna del Casale di autore ignoto.
CURIOSITÀ
Anche a Pisticci numerosi sono i riti
legati alla tradizione che si sono tramandati di generazione in
generazione e che vivono ancora quasi immutati. Ricordiamo lusanza di
appendere, con un nastro, al collo del bambino appena nato, qualche
ciondolo doro, che di solito è una medaglia sacra, o un cornetto, o il
numero tredici, e di legare al polso un cordoncino nero, comprato senza
misurarlo. La funzione è quella salvare il neonato dal malocchio e
dagli spiriti maligni. Per lo stesso motivo, infatti, in passato, il
corteo battesimale, percorreva una strada nel momento in cui stava
dirigendosi in chiesa ed un altra al ritorno.
VAL D'AGRI
La Valle, che prende il nome dal fiume Agri, è una delle
più belle della Regione Basilicata. Il comprensorio è diversificato, va
dagli ambienti tipicamente montani (dorsale dellAppennino Meridionale
come ad esempio il Monte Vulturino ed il Sacro Monte di Viggiano) a
quelli collinari, fino a giungere alla tipica pianura. Le zone montane
sono, per la maggior parte, coperte da folti boschi ricchi di faggeti,
querceti e castagneti. Natura intatta che esprime forza e magnificenza,
un tesoro di incalcolabile valore che permette di osservare splendidi
colori e un ambiente incontaminato di straordinaria bellezza: sono
questi gli elementi che contraddistinguono la Val dAgri. E non manca
il mare pulito dove il profumo della macchia mediterranea invade il
viaggiatore, immerso in un universo di natura e cultura incomparabili.
Il patrimonio archeologico è di inestimabile valore e ne sono evidente
dimostrazione il parco archeologico di Policoro e quello di Grumento.
L'incantevole valle racchiude lo stupendo scenario del Lago del
Pertusillo. Non dimentichiamoci poi delle tradizionali manifestazioni:
religiose, folkloristiche e gastronomiche.
Poli coro
Comune pilota dello sviluppo agricolo materano, Policoro
sorge nei luoghi dellantica colonia greca di Siris. Il paese ha avuto
un notevole incremento per opera della Riforma Fondiaria e successivamente
si è sviluppato anche come località turistica e balneare.
STORIA
Fondata nel VII secolo a.C. Policoro è
sorta in una posizione estremamente strategica, tra i fiumi Sinni e
Agri. Fu una cittadina fiorente grazie ai traffici provenienti
dallOriente. Nel VI secolo era già ricca e minacciava la vicina
Sibari. Dallalleanza di Taranto e Thurii sorse Heraclea. La nuova
città conobbe un periodo di splendore economico. Successivamente cadde
sotto Alessandro il Molosso, re dellEpiro. Passò nel III secolo nellorbita
di Roma come confederata. Nel 1232 fu punto di riferimento per la
spedizione di Federico II contro i ribelli siciliani. Successivamente
appartenuta ai Gesuiti, fu feudo dei Beumont, dei Monfort ed infine dei
Benedettini di Cava. È divenuto Comune autonomo nel 1959 (primo comune
sorto in territorio di riforma agraria).
ARTE
Interessanti sono gli scavi di Eraclea,
corrispondenti alloriginaria Policoro, che venne fondata dai Tarantini
e dagli abitanti di Thourioi nel 433 a.C. sulla lunga collina del
Castello di Policoro, dove si erano insediati in precedenza i coloni
greci orientali fondatori di Siris. Nel 280 a.C. nel suo territorio
avvenne la battaglia tra Pirro e i Romani. Gli scavi hanno messo in
luce la parte centrale della città, formata da cinque insulae
delimitate da decumanus maximus (plateia) e da tre cardines (stenopoi).
Il Museo Nazionale della Sirtide raccoglie la documentazione delle fasi
storiche della zona compresa tra i fiumi Agri e Sinni, denominata in
antico la Sirtide. In sei grandi sale sono esposti tutti i documenti di
vita preistorica, protostorica, arcaica, classica, ellenistica, romana
e medioevale, collegati alla città, necropoli, territorio e zona di
influenza di Siris e Heraclea. In alto sulla collina si erge il
Castello Baronale risalente al XIII-XIV secolo d.C. e le tracce delle
antiche mura fortificate. Questo appartenne ai Gesuiti e fu centro di
unazienda agricola, prima della famiglia Serra e poi dei Berlingieri,
che comprendeva anche il famoso Bosco Pantano, allora ricchissimo di
selvaggina. Adiacente al Castello la Chiesetta rurale della Madonna del
Ponte con il Bambino del XIII - XIV secolo
NATURA
Il bosco Pantano di Policoro costituisce
una vera rarità affacciata sullo Ionio: è infatti uno dei pochi boschi
planiziali relitti presenti in Italia. La riserva naturale si estende
per oltre 500 ettari. Anticamente questaerea aveva una estensione di
1600 ettari ma le vicende storiche, le bonifiche e le riforme agrarie
la resero di dimensioni sempre più ridotte L'importanza della riserva
è, da un lato, legata alla sopravvivenza di esemplari arborei
colossali, e dall'altro alla presenza di numerosi ambienti molto
diversificati l'uno dall'altro (ambiente dunale e retrodunale, ambiente
della macchia mediterranea, ambiente del bosco umido planiziale) e
dalle conseguenti complesse relazioni e dinamiche. Tra gli alberi
ricordiamo il frassino, lolmo e il salice. Tra i mammiferi il riccio,
la lepre, l'istrice, la volpe, la faina, il tasso. Numerosi sono gli
uccelli, quantificabili in oltre 170 specie.
LagonegroCittadina pittoresca che sorge sul
massiccio montuoso del Sirino, in un cerchia di montagne, presenta un
singolare panorama stretto verso la valle del fiume. Luogo di sosta e,
da sempre, nodo stradale importante per la Basilicata, fu un ricco
feudo.
STORIA
Come attestano i ritrovamenti, di vasi con
offerte votive, avvenuti tra il 1914 e il 1915, la zona fu abitata in
epoca preistorica. Lantica Lacus Neruli, che nel secolo XVI muta il
nome in Lacus Liber e poi in Lagonegro, ebbe origine da una comunità
basiliana stanziatasi ove qualche studioso ritiene fosse Nerulum,
roccaforte lucana conquistata nel 317 a.C. dal console Q. Emilio
Barbula. Fortificata dai Longobardi di Salerno, Lagonegro fu assegnata
in epoca normanna alla contea di Laurìa di cui seguì le sorti sino
alletà sveva. Fu occupata nel 1284 dagli Amulgaveri e, ripresa dagli
Angioini, ottenne dei privilegi nel 1320. Appartenne ai Sanseverino,
agli Sforza, ai Carafa e ad altri signori e, nel 1551 riuscì ad affrancarsi.
Lagonegro subì una forte crisi economica dopo la peste del 1657. Nel
1799 aderì alla Repubblica Napoletana; nel 1806 fu saccheggiata dai
francesi. Dopo il 1860 fu uno dei maggiori centri repubblicani della
Basilicata.
ARTE
Per visitare il borgo antico bisogna
salire una ripida scalinata del 1603 che da Piazza del Purgatorio
giunge alla Porta di Ferro, così detta perché in lamina di ferro, che
si apre sul centro storico. Salendo ancora si incontra la Chiesa di San
Nicola (X secolo) che conserva numerose pregevoli opere lignee e un
altare maggiore del 700. Nella parte moderna del paese, in Piazza
Grande, detta Il Piano, troviamo una fontana del 1803 e la parrocchiale
della Trinità. Nellinterno una tela e un affresco di Salvatore Cascini
e la statua della Madonna del Sirino. Sempre in piazza è possibile
ammirare palazzo Corrado del 1700, oggi sede del Municipio, e le chiese
della Madonna del Sirino, di SantAnna e del Crocefisso. Altrettanto
importane è la Chiesa del Rosario la cui facciata è ricoperta da un
bellissimo affresco del 1824 di Antonio Cascini raffigurante il
Giudizio Universale.
CURIOSITÀ
La tradizione vuole che, nella Chiesa di
San Nicola, sia sepolta una nobildonna toscana, Lisa del Giocondo,
meglio nota come Monna Lisa, dipinta da Leonardo da Vinci. Pare che
Monna Lisa, figlia di mercanti fiorentini, seguì il marito in viaggio
di affari e, sulla via del ritorno, nei pressi di Lagonegro ebbe un
malore e morì.
Maratea
Sul Golfo di Policastro, contraddistinto da coste ripide e
rocciose e da un susseguirsi di insenature, grotte e isolotti, si
affaccia Maratea, la "Perla del Tirreno". Di origini
antichissime, nota anche come città delle 44 chiese, Maratea è
incastonata in un crinale del Monte San Biagio, su cui svetta la
ciclopica, candida statua del Redentore. I fondali marini, profondi e
incontaminati, elargiscono preziosi ritrovamenti e sono molto
apprezzati dai subacquei.
STORIA
Lantica Maratea (Maratea Superiore)
accolse i profughi di Blanda quando questa fu distrutta dai saraceni
nel secolo IX. Roccaforte dei Longobardi di Salerno, appartenne poi
alla Contea di Lauria. Verso la metà del XIII secolo, quando a valle
venne costruito il nuovo borgo (Maratea Inferiore) perse la sua
importanza. Fu città regia nelletà aragonese e resistette allassedio
di Carlo VIII; venduta nel 1530 ai Carafa, si affrancò nel 1621. Unico
porto della regione sul versante tirrenico, fu rilevante centro
commerciale, e risentì le conseguenze del saccheggio del 1806 ad opera
delle truppe napoleoniche che distrussero la rocca.
ARTE
Nel borgo antico, alle pendici del monte
San Biagio è possibile ammirare, oltre al Santuario omonimo con
cappella barocca del 1619, la Statua del Redentore alta ventuno metri.
Suggestivi i vicoli e le stradine che conservano limpianto medievale,
così come gli edifici ricchi di elementi architettonici e decorativi.
Tra le chiese ricordiamo quella di Santa Maria Maggiore, con un fianco
ornato di angeli in marmo del XV secolo e un campanile medievale;
nellinterno, invece, è possibile apprezzare un coro ligneo in forme
gotiche del 400 ed un gruppo marmoreo della Madonna in Gloria. La
chiesa del Rosario in cui è conservata la tela Madonna e Santi di
Matteo Simonelli, un paliotto a intarsi in marmo e coro ligneo del
600. Ricordiamo anche la chiesa dei Cappuccini con laltare barocco e
lattiguo chiostro del XVII secolo. Tra le chiese più antiche di
Maratea troviamo quella di San Vito che risale allXI secolo, notevoli
sono la volta a crociera e gli affreschi del 300. Di estremo interesse
artistico sono anche le chiese dellImmacolata, del Calvario e
dellAnnunziata con lobelisco di San Biagio.
NATURA
Maratea si caratterizza per il clima ed il
paesaggio tipicamente mediterranei. Il territorio è estremamente
variegato: alle coste frastagliate in cui si alternano spiagge,
calette, scogli e grotte si aggiungono gli splendidi panorami dei monti
Cerreta, Coccovello, San Biagio e Crivo ammantati da una macchia carica
di aromi. La vegetazione è costituita da ontani, lecci, faggi, pini,
pioppi e querce oltre ad allori ed eucalipti. La fauna è quella tipica
del bosco lucano, con qualche lieve differenza dovuta alla vicinanza
del mare. Per cui si trovano il cinghiale, il coniglio selvatico, la
marmora e il riccio.
Grumento Nova e Pertusillo
Presenze di ere remote emergono con forza, in questa zona
della Basilicata, attraverso i segni che il tempo non ha cancellato. E
nella Val dAgri, tra il silenzio delle rovine di Grumentum si scoprono
tesori di quattromila anni fa che recano le tracce di uno splendore
imperituro. In questambiente alquanto variegato è possibile ammirare
le splendide montagne dellAppennino meridionale, le colline ricche di
castagneti ed uliveti e il Lago di Pietra del Pertusillo.
STORIA
Lantica Grumentum sorta alla confluenza fra
il torrente Sciaura e il fiume Agri fu uno dei più antichi insediamenti
della Lucania. Fu unimportante colonia romana e le fonti riportano il
suo nome per la prima volta allepoca della seconda guerra punica. Fu
sede di diversi scontri e, proprio qui, i Cartaginesi subirono una
grave sconfitta. Durante la guerra sociale Grumentum accolse i resti
dellesercito del potere romano di Licinio Crasso, inseguito dal capo
dei Luviani, Lamponio. Divenne municipio e colonia forse poco dopo la
battaglia di Azio. Probabilmente fu sede Vescovile dal 370 al Mille.
Nell872 subì un incendio da parte dei Saraceni. Nel 975 (secondo
unaltra datazione nel 1031) venne definitivamente distrutta dai
Saraceni e gli abitanti si rifugiarono nei paesi vicini. Della città
quasi deserta non restarono che rovine. Di fronte, sul colle che domina
la valle, iniziava la sua storia Saponara, lattuale Grumento Nova.
Lantica Grumentum oggi vive ancora, tra resti e rovine, lontano dalle
case e dalle strade.
ARTE
Naturalmente la parte di maggiore
interesse artistico è quella dedicata al Parco Archeologico in cui si
ritrovano i resti dellantica Grumentum. Durante gli scavi sono venuti
alla luce il Teatro, la Domus, il Tempietto, il Foro, il Capitolinum ed
infine le Terme e lAnfiteatro. Della grande casa dei mosaici restano
la traccia delle mura, i preziosi pavimenti musivi, i pozzi in
ceramica, che riempiti di neve servivano a conservare i cibi per
linverno; si riconoscono le tabernae sul fronte della strada, le
stanze dei servi e le stanze dei padroni, pareti ricoperte di marmo,
fontane, il salone dei ricevimenti. Del teatro restano le gradinate,
lorchestra del coro, la scena con tre grandi esedre e tre porte. È
possibile ripercorrere la storia di Grumentum nel Museo Nazionale
dellAlta Val dAgri, accanto agli scavi. Qui vengono raccolti tesori
dalletà romana sino allAlto Medioevo. Vi sono anche i resti delle
ossa dellElephant antiquus che la tradizione popolare attribuisce agli
elefanti di Annibale. Si può ammirare, a Grumento Nova, la Chiesa Madre
di SantAntonio Martire che custodisce numerose reliquie. Tra queste la
più importante è la Terra mixta cum Sanguine Christi.
NATURA
Nei pressi di Grumento non ci si può non
fermare ad ammirare il fantastico scenario, nel cuore dell'Alta Val
d'Agri - immerso nel verde della macchia - del Lago di Pietra del
Pertusillo o per meglio dire la Diga, così come viene chiamata dagli
abitanti della valle. Fu costruita all'inizio degli anni 50 nel
territorio di Spinoso, sbarrando il fiume Agri all'altezza della
stretta del Pertusillo. Qui lambiente naturale, nonostante gli
interventi delluomo, è rimasto intatto e ne sono testimonianza i
tantissimi animali, anche non comuni, che vivono nel lago. Tra quelli
stanziali ci sono le folaghe, i germani reali, moriglioni e una gran
parte dei rapaci presenti in Italia, mentre nei tratti più isolati del
lago è presente addirittura l'airone cenerino.
CURIOSITÀ
I paesi dellAlta Val dAgri sembrano
protetti dai due montagnoni della Madonna di Viggiano. La leggenda
narra che in una notte destate apparve ai pastori, sulla vetta della
montagna, una grande fiamma, che si spense soltanto con la luce
dellalba. Scavarono in quel luogo e vi trovarono una statua di legno
dorata raffigurante una Madonna bruna, col manto doro, la testa cinta
di corona imperiale e il bambino Gesù sulle ginocchia. La statua fu
trasportata in paese e poi riportata sul monte, dove era stata
costruita un piccola chiesa; ma, nella prima domenica di settembre, la
Vergine ritornò da sola nel paese e, nel maggio, risalì sul monte. Gli
abitanti di Viggiano e di Marsicovetere tentarono invano due volte di
rapirla; la statua ritornava sempre da sola sulla montagna.
PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
Il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1990, al confine
con la Calabria, si estende per 192 mila ettari, tra boschi
lussureggianti e paesini da scoprire, e rappresenta la più grande area
protetta dellItalia. Elementi caratterizzanti del parco sono la natura
insolita e selvaggia, ricca di risorse naturalistiche, rare e preziose,
e di elementi culturali; davvero unici sono i centri abitati, dove usi,
tradizioni, folklore sono ancora vivi tra la gente. Il Pollino offre
anche una tradizione gastronomica variegata e di altissima qualità,
trionfano i prodotti tipici ed in particolare quelli a cui è stato
concesso il marchio del Parco, quale elemento di specificità e
garanzia. Ma questa terra non è solo un incontro tra natura e
gastronomia, qui la storia e larchitettura si intrecciano negli
antichi borghi ricchi di elementi artistici e culturali. I paesi nel
Parco del Pollino, Francavilla, Senise, Episcopia, Rotonda, solo per
citarne alcuni dei cinquantasei del comprensorio, offrono spettacoli di
impareggiabile bellezza. I suggestivi villaggi abbarbicati sulle montagne,
e gli itinerari incantevoli, che si snodano tra vallate e percorsi,
rivelano preziose opere darte e splendidi tesori.
Il Parco
STORIA e ARTE
Su questo territorio, si sono avvicendati,
a partire dal paleolitico, numerosi popoli che hanno influenzato
notevolmente la storia e la cultura degli abitanti. Prima Greci e
Romani e successivamente Longobardi, Saraceni, Bizantini, Normanni e
Spagnoli hanno lasciato numerose tracce del loro passaggio. Seguendo
gli eventi del territorio facciamo partire il nostro itinerario dalla
Grotta-Riparo del Romito, presso Papasidero, uno dei siti preistorici
più antichi e più importanti dEuropa. In questa zona sono stati
portati alla luce reperti che risalgono al Paleolitico superiore: sulla
parete di un masso calcareo, uno splendido graffito, raffigurante un
toro preistorico (Bos Primigenius), databile intorno al 10.800 a.C. e
delle sepolture con i resti di individui di bassa statura. Nel Parco e
nei paesi che ne fanno parte sono disseminati, inoltre, chiese, santuari
e monasteri di rilevante interesse artistico. Ricordiamo a Chiaromonte
i ruderi dellAbbazia del Sagittario dellVII secolo e quelli del
Monastero del Ventrile del XIV secolo e il Santuario di Santa Maria
della Consolazione di Rotonda. Ai luoghi di culto si aggiungono
strutture fortificate e palazzi nobiliari, ad esempio a Chiaromonte è
possibile ammirare il Castello, un tempo palazzo dei Conti Chiaromonte
e il Palazzo vescovile. A Senise il Castello Normanno e diversi palazzi
nobiliari. Viggianello e Rotonda, invece, sono rinomati per i portali
decorati con pregiati fregi ad opera degli scalpellini locali. Ancor
oggi è possibile visitare nel territorio del parco gli splendidi mulini
ad acqua risalenti al XVIII e XIX secolo e che rappresentano una fonte
di attrazione
NATURA
Nel Parco del Pollino sono presenti
importanti formazioni vegetali, alcune delle quali molto rare, che
differiscono per fasce di altitudine. Nelle zone più vicine alla costa,
naturalmente, prevale la macchia mediterranea con mirti, lecci,
roverelle, aceri minori e corbezzoli. Nella fascia sopramediterranea vi
sono diverse varietà di querce: roverella, cerro, farnetto, castagno,
ontano napoletano ecc. Infine, nella fascia montana predomina la
faggeta pura o in formazioni miste con castagno, cerro ed aceri. La
specie più importante è sicuramente il Pino Loricato, vero simbolo del
Parco, il cui nome deriva dalla corteccia a squame che ricorda la
lorica, la corazza degli antichi soldati romani. I Pini Loricati sono
di dimensioni enormi e possono raggiungere i quaranta metri di altezza,
la chioma è di colore verde brillante nelle piante giovani, mentre è
grigio cenere in quelle adulte. Il Parco è ricco anche di piante
aromatiche e numerose specie medicamentose: liperico o erba di San
Giovanni, il Tarassaco, la Ginestra Minore, la Cornetta Dondolina, il
Biancospino, la Borragine, lalloro e la Genziana, sono alcune delle
varietà che è possibile ammirare. Dal punto di vista faunistico il
Parco del Pollino ospita diverse specie, anche se alcune di esse sono
ormai scomparse. Nella foresta vivono il gatto selvatico, lo scoiattolo
e il driomio, mammifero molto simile al ghiro. Negli angoli più umidi
si può trovare la rara salamandrina dagli occhiali. Alle quote
inferiori sono invece relativamente abbondanti il cinghiale, il tasso e
l'istrice. NellOrsomarso vive ancora un nucleo del rarissimo capriolo
italico. Inoltre sono state intraprese diverse attività per la
salvaguardia e la valorizzazione del lupo (Canis lupus). Sono
scomparsi, invece, il cervo e il capriolo.
CURIOSITÀ
Secondo la leggenda, il nome del Pollino
viene da Mons Apollineus ovvero Monte di Apollo. Pare che questo
territorio fosse molto caro agli dei, i quali lo dotarono di montagne,
di una ricca e variegata vegetazione, di svariate forme carsiche, di
fauna e di numerose culture antropologiche. Allinterno del Parco sorge
il Santuario della Madonna del Pollino, edificato nel 700, dove,
secondo la tradizione, la Vergine apparve ad una pastorella. Il luogo
sacro è meta di pellegrinaggio.
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